mercoledì 5 maggio 2010

La poesia a scuola funziona sempre?


Si parla tanto di portare la poesia a scuola. Cosa necessaria, ma che deve essere bene organizzata. Anzitutto dalla scuola stessa, dai docenti che invitano il poeta. Un bravo insegnante legge assieme agli studenti alcuni versi del poeta che verrà, lo si avvicina con prudenza, si cercano punti su cui tornare quando sarà presente. Se poi sono invitate altre classi, esse vanno ugualmente preparate. La mia esperienza mi dice che ogni volta è differente, e ciò in relazione al carattere e alla preparazione del docente che guida la classe. Non sono tanto i ragazzi a dare il la all'incontro, bensì, appunto, il lavoro fatto in precedenza dalla scuola. Altrimenti succede quanto riporto qui sotto affinché possiate farvi un'idea dei danni prodotti da un incontro non preparato con un poeta caratterialmente difficile come Davide Rondoni.


Scrive Maurizio Teroni:

Noi insegnanti, si sa, siam gentaglia ignorante, frustrata e sgranfigniamo il salario. Ce l’ha annotato il Bossi e rimarcato il Brunetta. Dio voglia, è arrivata la Gelmini a metterci in riga. I genitori dovrebbero aizzare barriere a protezione dei loro figliuoli, dato che nella scuola, in questa diseducativa istituzione risorgimentale, ci stanno dei loschi figuri, pronti a torturarli con interrogazioni e compiti. Fortuna vuole che arrivi ogni tanto qualche artista a darci lezioni di vita di etica e di letteratura. Alla mia scuola è toccato un vate, uno che si sprofonda nel sublime: il sommo poeta Rondoni.

È andata così. Un giorno arriva il comunicato a scuola: il tal giorno le classi incontreranno il poeta Davide Rondoni. Io manco sapevo chi fosse. Però sono andato a leggermi delle sue poesie (pubblica per Mondadori, insomma, mica è un fesso) e le ho trovate anche piuttosto piacevoli. Ne ho addirittura lette due ai miei alunni e mi sono quindi appropinquato a questo incontro senza pregiudizi, anzi, con tutta la migliore fiducia. Non sapevo scrivesse per Avvenire. Non sapevo fosse intrugliato con Comunione e Liberazione. Non sapevo avesse scritto una lettera di critiche al signor Englaro (dato che c’è sempre qualche buon pretino pronto a darci lezioni di etica). Per me era un poeta, e viva che ce n’è. Tutti in fila, ci avviamo una bella truppa di studenti e prof. Arriviamo, ci si accomoda. Poi appare lui: un omone, una bella stazza, una faccia maschia, uno sguardo gesuitico. Ha davanti a sé una sessantina di ragazzetti, tra i dodici e i tredici anni. Che fa? Non un sorriso, secco, si rivolge a una mia collega e la interroga. “Secondo lei, cos’è la poesia?” Una questione semplice, giusto per metterla a proprio agio. Lei risponde come può, presa così alla sprovvista. Quindi lui attacca a spiegarci cos’è la Poesia. E, si intende da subito, che per lui la poesia è qualcosa con tutte le lettere maiuscole e che, certamente, egli ne è un degno rappresentante. Poi invita a fare qualche domanda. Silenzio. Allora mi propongo io. Gli rivolgo un’osservazione che m’ha fatto un alunno, e che mi pareva interessante: perché bisognerebbe scrivere delle poesie, se con le poesie non si guadagna?

La sua risposta è brutale e aforistica: chi fa qualcosa per soldi è un idiota!

Poi riprende a contarci di come scrive lui, di dove e come elabora la POESIA. E tra un esempio e l’altro, ci fa notare che lui è un POETA importante e famoso, poiché è stato invitato a convegni a Caracas e New York e chissà dove altro ancora. Lui non lo fa per soldi, no. Lui ci sputa sui soldi. E io non oso immaginare quanto si sia cuccato per venire lì a trattarci come balordi (pagato, si intende, con fondi comunali, quindi con soldi di noi tutti, compresi i genitori di quegli alunni) e pubblicizzare, oltretutto, i suoi libri.

I ragazzi, intanto, si sa, non potendo elevarsi a tali vette, si distraggono e ridacchiano. Lui li fulmina. Noi prof, come pecorai, li teniamo a bada. Che ascoltino, che apprezzino, che apprendano! A un certo punto, timidamente, un ragazzino dice: un mio amico ha vinto un concorso di poesia. Rondoni lo squadra e chiosa: di certo quella non era una buona poesia! Mica si fa Poesia così, come se piovesse. Bisogna lavorare e tribolare, per partorire l’aulico. Insomma, senza sapere nulla di quella povera poesiola di un adolescente, il Sommo Poeta, l’ha liquidata come “non poesia”.Per finire ci ha fatto dono della lettura di ben tre suoi componimenti. Dopo il primo, gli alunni applaudono. E lui: non si applaude la poesia!

Tutti zitti, allora. Però cresceva in molti una gran voglia di mandarlo a spigolare.

Per concludere, mentre leggeva, un alunno si distrae. Lui si ferma, afferra un telecomando che era lì, lo mostra al ragazzo e dice: io te lo tiro in testa… Che io non mi faccio prendere in giro da un pirla come te!
Queste sono state, circa, le sue ultime parole. Naturalmente, nessuno ha osato applaudire (caso mai potesse apparire uno sfottò) e siamo tornati nelle nostre classi, goduti e fieri della nostra prosaicità. E con una nuova certezza in pugno: col cazzo che porto ancora una mia classe ad ascoltarti!





Diversamente, può succedere quanto programmato dal P.a.c.l.e Manzoni, di Milano, che, con i tagli Gelmini, l'anno prossimo non vedrà partire le classi prime. In risposta, studenti, insegnanti e genitori, hanno organizzato, per il 15 maggio, un Memorial Day di tutto rispetto, nel quale la poesia è regina:

- ore 11,00

Il poeta e critico Giancarlo Majorino dialoga con docenti e studenti in merito al suo ultimo libro di saggi La dittatura dell’ignoranza – il regime dell’invisibile ( Tropea edizioni, Milano, 2010);


A seguire 6 poeti leggono testi sulla città di Milano e sui giovani:

Ottavio Rossani, Stefano Raimondi, Maria Pia Quintavalla,
Filippo Ravizza, Gabriela Fantato, Rinaldo Caddeo.


- Ore 12,00
Recital di poesie di alcuni tra i maggiori poeti italiani, da parte di alcuni allievi del Pacle: dalla Divina Commedia (Canti I, III; V; XXVI; XXXIII); Sonetti di Ugo Foscolo e L’Infinito di Leopardi.

- Ore 12,30


Prove di scena: gli allievi di alcune classi Quinte A e C recitano Zang Tuum Tuum
( F.T. Marinetti e la guerra di Libia), a seguire la registrazione della voce di Marinetti che legge dei testi;


Segnalo il post di Giorgio Morale uscito in quest igiorni su La poesia e lo spirito, dove si raccontano due importanti esperienze con i ragazzi delle scuole elementari.



28 commenti:

  1. Rispondo al Sig. Maurizio con altro esempio, che seppur accade oltreconfine, qui in Svizzera, evidenza però come ci siano altri modi e mezzi.

    Al Liceo Lugano 1, esiste da anni una raasegna di poesia curata da Fabio Pusterla (poeta) che ivi è insegnante di italiano. La rassegna porta 4 / 5 poeti nel corso dell'anno con 2 incontri: uno dato al pubblico, ed uno riservato agli studenti. Questi ultimi sono preparati in anticipo con delle fotocopie e nella biblioteca della scuola sono disponibili i libri (a volte tutti, a volte solo qualcuno) degli autori previsiti. C'è comunque anche il suggerimento di cercare in internet, a casa o a scuola, altri testi, leggere. Accade anche che intere lezioni di italiano siano anche basate sull'autore invitato, magari come base di aprtenza per affrontare altro, magari come punto di approdo, magari con tema centrale ed unico proprio l'autore invitato.
    Gli studenti seguono, annotano, leggono anche, a volte intervengono con domande ed altre no. Qualcuno leggerà tuttte le poesie del poeta, qualcuno leggerà a spanne, altri non ne leggeranno affatto.

    Il punto alla radice è un altro: l'insegnate sa cosa è la poesia contemporanea e chi la scrive ed è poi in grado di trasmettere una qualunque forma di comunicazione (critica, entusiasmo, discussione) allo studente.

    L'idea di affrontare la poesia deve arrivare dall'insegnante (non tutti i poeti chiedono palate di soldi) e l'insegnante stesso, almeno un briciolo di preparazione deve averla.
    Insegnate che magari può anche proporre un poeta a chi è responsabile di tali inviti o magari è in gradi di interagire col poeta invitato...

    ...altrimenti -PER GLI STUDENTI- è come andare all'Università per studiare medicina ed avere come base di studio e sino alla laurea, l'arte del cerusico e del salasso. Ogni cosa successiva è solo un grande boh.

    Fabiano Alborghetti

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  2. Sicuramente ciò che dice Fabiano è vero ed importante. È pur vero, però, che ad un poeta posso anche chiedere della poesia e del mestiere di poeta, glissando sulla SUA poesia.

    Se i ragazzi sono stati preparati male da un lato, è anche vero che c'è stata molto poca dispinobilità dall'altro.

    L

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  3. non volevo parlare dello specifico caso. direi che, in generale, un incontro si prepara anche in relazione al poeta invitato.

    nel pomeriggio aggiungerò al post un altro esempio, opposto.

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  4. Non so quanto il mio commento possa valere, ma seguivo con interesse e vorrei raccontare la mia esperienza, andando oltre quello che ho letto.

    Sono stata presso l'Istituto "Ruggiero" di Caserta pochi giorni fa, il 30 aprile, per incontrare ragazzi dagli 11 ai 13 anni e parlare loro delle mie poesie e della mio percorso. Sembrava impossibile invece è andata molto bene. Devo dire che se loro erano curiosi io lo ero ancora di più, anche perché il Dirigente Scolastico ha cercato di stuzzicarli battendo sulla questione dell'età: "è una giovanissima poetessa", ripeteva. Abbiamo chiamato l'incontro "La poesia in jeans e scarpe da ginnastica" (ho indossato – rigorosamente – jeans e scarpe da ginnastica, appunto) e i ragazzi sono stati preparati da una validissima insegnante di Italiano laureata in Lingue e Lett. Straniere. Hanno letto insieme i testi e ragionato. Ricordavano persino interi passaggi. La prof. è riuscita così tanto ad entusiasmarli che alla fine hanno tirato fuori le loro poesie perché le leggessimo insieme, con la presenza di un critico casertano che ha spiegato, con tanta semplicità, come si critica una poesia e perché. Anche qui si è ripetuta la scena del "Lo sai che un nostro ex compagno ha vinto un concorso?"... e va bene, è giusto così, bisogna incoraggiarli!

    Le domande sono state tantissime: alcune su questioni personali, altre sui testi, altre sulla poesia in generale, altre rivolte al critico. Per quanto riguarda noi - critico, prof. e me - penso che fondamentale sia stata la scelta di dialogare in modo semplice e divertente, facendo domande, invitando a coltivare la passione per i versi, raccontando le storie celate dietro ai testi. I ragazzi si sono sentiti protagonisti, vicini ad una realtà sempre più ritirata e chiusa nella sua "cittadella turrita". Abbiamo fatto delle fotografie tutti insieme. Aspetto i loro commenti da pubblicare nel mio blog. I ragazzi cercano il contatto diretto e il dialogo e dunque perché sprecare il “mezzo poetico”?
    La poesia a scuola funziona, basta saperla declinare nei modi e nei tempi giusti.
    Un caro saluto a tutti,

    Anna R.

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  5. cara anna, è appunto quanto sostengo anch'io.

    insomma: civuole una buona organizzazione e poi, occorre dirlo, anche il poeta deve avere una vocazione didattica e la voglia di mettersi in gioco.

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  6. nel modo di comunicare e di porre la poesia dipende la ricettvità di ogni iniziativa, ho organizzato diversi incontri anche extrascolastici, usando le biblioteche come supporto, che hanno ottenuto buoni riscontri sia in termini di attenzione che di affluenza. Abbiamo in piedi un laboratorio di poesia e danza a Cremona che sta funzionando bene, con due incontri mensili con ragazzi delle medie, un esperienza che ha nel fare la sua concretezza, in quanto i ragazzi sono stati motivati dalla possibilità di rappresentare insieme il risultato del lavoro prodotto durante l'anno.

    ps: per quello che riguarda il precedente post nessuno ha mai pensato Stefano che le cose non debbano andare di pari passo
    ale

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  7. non mi fa meraviglia nulla, se non la cocciutaggine di chi continua a frequentare la scuola.
    Vanno prima ricostruiti gli edifici, meglio se sostituiti con dei lunghi porticati, poi va riportato in vita Socrate.
    Insomma, la Scuola è morta da anni e anni, dai programmi scompaiono uno alla volta i capitoli portanti
    di ciò che erano i valori della civiltà.
    La poesia viene sostituita da “attività” collaterali
    quali: prove di evacuazione in caso di terremoto, educazione alla salute, educazione stradale, informatica, corsi di lingue e dialetti per favorire la mobilità del futuro cittadino e le esigenze dell’azienda. E non mi addentro nelle logiche del profitto!...
    Quel tal poeta sarà uscito da una siffatta scuola, o, ai suoi tempi, avrà subìto torture psicologiche.
    Nemmeno se ci si preparasse un anno prima (e la nuova scuola prevede “comitati di accoglienza”) si riuscirebbe a far attecchire una goccia in un colabrodo. Purtuttavia un vero poeta saprebbe cavarsela in ogni tipo di situazione.
    Creiamo controscuole se vogliamo che la Poesia parli!

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  8. Probabilmente ripeto quanto scritto in un post precedente, ma mi sembra giusto farlo.

    Al di là dello studiare la poesia, ecc, se si vuole portare la scrittura a scuola si deve secondo me fare un lavoro capillare e quasi sperimentale.

    Prevedere l'incontro con l'autore per il gruppo classe, o qualcosa di simile (è il numero giusto)

    Fare leggere qualche testo prima, così gli studenti si fanno un'idea ed eventualmente pensano a qualche domanda (rompere il ghiaccio serve a tutti)

    pensare ad un incontro di un'ora, un'ora e mezza. E' chiaro che molto dipende anche dall'insegnante, dalla sua capacità di comunicare, e di chi scrive.

    Chi scrive deve sapersi confrontare davvero, e mettere in conto anche il fallimento. Non si ha a che fare con gente che ti DEVE ascoltare, ma lo farà solo se vuole. E che ha il sacrosanto diritto di criticare. Di fronte ai ragazzi è giusto che Zanzotto e Tomada in questo momento siano pari (non in assoluto, è ovvio!).

    Se chi scrive sapesse mettere in discussione il fatto che deve essere ascoltato, le cose sarebbero diverse, io credo.

    Ho avuto diversi incontri, alcuni buoni, altri no, alcuni straordinari come nelle letture pubbliche non mi è mai successo.

    Un'operazione capillare in questo senso costerebbe poco, ma avrebbe senso.

    Mi scuso per queste righe essenziali, ma sono di corsa. Però ci tenevo.

    Francesco t.

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  9. un anno fa su UniversoPoesia si era organizzato un articolato simposio online, nel quale una sessione era stata dedicata proprio alla didattica della poesia nella scuola, ne era uscita una discussione ricca (una cinquantina di interventi) e che varrebbe sicuramente la pena rispolverare: http://universopoesia.splinder.com/post/19520513

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  10. (quanto allo specifico dei poeti in visita alle scuole: per quelli che non ci andrebbero mai, o che è meglio non ci vadano proprio, non c'è problema, i loro testi possono sempre essere presentati da qualcun altro che invece ha a cuore i ragazzi)

    mi permetto di lanciare anche l'idea di un poeta che va a scuola per presentare il lavoro di altri suoi colleghi (oltre che il proprio, se coerente col progetto), per varie ragioni (non solo quelle di cui sopra) impossibilitati a farlo (distanza geografica, ecc.)

    e così pure, simile ma distinta, quella del poeta che a scuola presenta il lavoro di alcuni poeti, magari anche non più viventi, che hanno influenzato il suo modo di scrivere, che in qualche modo "gli hanno fatto da maestro" - in questo periodo in due scuole di Paullo con cinque classi quinte sto proprio portando avanti un progetto di questo tipo. Con le insegnanti ne abbiamo discusso parecchio, anche per creare un percorso che avesse punti di raccordo con altri interventi svolti, da loro e da altri esperti durante l'anno attorno ai temi della solidarietà, dei diritti e della Costituzione. Le prime due tappe sono gravitate su Rodari e Sereni. La cosa fantastica, al punto almeno in cui per ora è il percorso, è avere dai ragazzi le "risposte giuste" proprio alle domande che li stimolano sui significati profondi dei testi affrontati. Ovviamente bisogna scommettere che già a dieci anni si possa "essere in grado" di leggere una poesia di Sereni e di, accompagnati, entrarci dentro. Ed essersi allenati parecchio a comprendere che quando ti assale la feroce tentazione di lanciare un gessetto a qualcuno che fa davvero di tutto per proporsi come bersaglio, ad essa deve subentrare un moto di affettuosa pazienza, perché è esattamente quello che costui, nel suo distorto recalcitrare, implora (ricordo ancora i miei primi laboratori di teatro nelle scuole anni fa... che fatica!)

    c'è poi sempre la terza idea di allestire dei corsi di formazione per insegnanti su come gestire in classe laboratori espressivi aventi per oggetto la poesia. A Brugherio con l'illuminata Biblioteca locale (e l'appoggio del Comune) ne tengo uno da due anni. Assicuro che le ricadute sono enormi, superata ovviamente la prima faticosissima fase di raccolta adesioni, in cui gli insegnanti hanno davvero tutt'altro per la testa che sospettare minimamente quale immenso piacere potranno poi ricavare dall'aderire ad un "otium" spazio-temporale dove ritroveranno le ragioni della loro stessa creatività, del loro essere pro-jectus in una scuola sub-jecta ai vassallaggi di varia natura, ideologica o mediatica o sponsoristica...

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  11. le possibilità, come dite, sono molte. e poco costose, volendo.

    dalle mie parti è piaciuta anche la lezione su poesia e web e quella sulla poesia sonora.

    per far partire un progetto, basta un insegnante per scuola. meglio se carismatico.

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  12. perdonatemi per aver invaso codesto spazio!
    Una pensionata, ex insegnante di Lettere, ha esposto al pubblico ludibrio i demeriti della propria carriera.
    Però sono simpatica.

    già http: processo alla parola

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  13. cara Loredana, scusa se non ti ho risposto. troppo lavoro vario, non ultimo la preparazione del documento di classe per gli esami di stato (minuscolo visto l'impegno profuso dallo stesso per salvare la professionalità nella scuola).

    la burocrazia sta mangiandoci la didattica, hai ragione. però prova a guardarla da un altro versante: lascuola è uno dei pochi posti al mondo dove si parla ancora di leopardi, darwin, spinoza (poco, invero)...
    uno dei pochi posti al mondo dove l'utile è l'apprendimento responsabile anziché lo scambio di equivalenti.

    insomma, come direbbe pierino, w la squola e le maestre se sono carine :-)

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  14. e mi riscuso io.
    In trent'anni di insegnamento sono riuscita ad appassionare i ragazzi alla Poesia. Ho insegnato loro a declamare, a commuoversi, abbiamo preparato insieme spettacoli fantastici. Riuscivamo a coinvolgere anche i genitori e gente che con la scuola non c'entrava niente.
    Poi è cominciato l'ostruzionismo, sono stata rimproverata di "fare troppo Italiano", mi sono state mosse osservazioni sui programmi, non ritenuti consoni alle linee generali, impedite rappresentazioni teatrali, sono stata richiamata per essermi rifiutata di partecipare a prove di evacuazione, in una classe di 34 ragazzi stipati come le sardine in scatola e con gli zaini tra i piedi.
    Ma, a monte di ciò, è chiaro che la scuola è l'unica cellula recalcitrante al processo di globalizzazione forzata e all'obnubilazione delle coscienze. La funzione docente va osteggiata in tutti i modi, ad es. costringendo i "missionari" ad andarsene.
    Questo oscurantismo va avanti alla grande, ma a chi dirige l'azienda importa solo di dare un'immagine esteriore di efficienza.
    Certo, ci saranno oasi fortunate, situazioni locali ottimali ma sono certa che se l'Istituzione scolastica vedesse crescere "culturalmente" i suoi utenti, correrebbe immediatamente ai ripari.
    Per questo ho parlato di "controscuola", al di fuori dei canali istituzionali.

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  15. sicuramente la scuola è malata. malattia che ha preso da un fascismo mai smesso del tutto. le oasi felici sono combianzioni volute dal caso, che mette insieme dirigente, proff e studenti (pochi) interessati e volenterosi.

    il problema che solleva Teroni, tuttavia, riguarda la "posa" di alcuni poeti, in "missione" d'evangelizzazione.

    come si dice qui da più parti, finché non entriamo a scuola per imparare, meglio che ne restiamo fuori, a coltivare i nostri poderi.

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  16. Dopo quel "non si applaude la poesia!", era d'uopo che all'indirizzo del sig. Poeta Rondoni partisse una salva di decurtisiani pernacchi.

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  17. sì, un apostolato della Poesia

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  18. Ma cos'è mai la poesia?
    Più d'una risposta incerta
    è stata già data in proposito.
    Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
    come alla salvezza di un corrimano.

    Wislawa Szymborska

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  19. margherita ealla7/5/10 18:26

    molto colpita, oltre che dalle esperienze in sè, dalla intensità che vi si avverte profusa e, cmq vada nello specifico, proficua.

    ciao!

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  20. Da Ivan Crico.

    Mi sembra fondamentale portare all'interno delle scuole persone che operano al di fuori delle scuole. Il problema più grande però, parafrasando la Yourcenar, consiste nel "fossato del vocabolario". A volte, molto spesso in verità, difficilmente superabile se i maestri o i professori non costruiscono dei ponti fatti di conoscenza dell'argomento che si vuol trattare. Si vuol parlare d'arte, di poesia, ma spesso i ragazzi non conoscono nulla, o quasi, di queste cose. Io sono stato invitato ad un liceo artistico per tenere, da esterno, un "Corso d'alta decorazione" e poi mi sono ritrovato davanti ragazzi che non sapevano nemmeno come si fa un marrone. E' stata, comunque, un'esperienza bellissima. In ogni caso, i ragazzi sentono se ci tieni a loro e, allora, tutto è possibile. Certo che se ci si muove come fa Pusterla è tutt'altra cosa. Oppure come fa Loi. Sentirlo parlare ai ragazzi ( e non solo ai ragazzi) è un'esperienza incantevole. Ma per incantare bisogna vivere, per primi, l'incanto. Se non ti incanti vedendo tutto il futuro che ribolle dentro il cuore dei ragazzi e della ragazze che hai davanti, come puoi pretendere d'incantarli?

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  21. grazie Ivan per le osservazioni.

    non in tutti i licei artistici non sanno fare il marrone. in alcuni, come il mio, s'impara a preparare i colori con le terre, il rosso d'uovo e l'aceto, e magari si studia il manuale di Cellino Cellini.

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  22. non so chi sia il signore che riporta un sacco di fandonie su un mio incontro con gli studenti di una scuola, riportando cose inventate e stupide. strano peraltro che se fosse andata così lui non sia intervenuto. chiunque può accertarsi che la sua critica è malevola e pregiudizievole (come si vede peraltro dal suo scritto) frequentando uno dei numerossimi incontri che faccio in tante scuole. davide rondoni

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  23. Gentile Rondoni, ho informato l'insegnante del suo commento. Spero che ci sia presto un chiarimento.

    la mia impressione è che lo stesso evento si percepisce in modo dfferente a seconda della posizione e del ruolo che in esso si gioca.

    un caro saluto e grazie per l'intervento.

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  24. volevo comuqnue precisare una cosa, evidente nell'articolo del prof. Teroni: il suo anticlericalismo acceso non giova all'ascolto della parola, soprattutto quando non è dottrinale, come capita alla parola dei poeti.

    qui in Blanc do spazio a tutti. a tutti i poeti bravi, s'intende.

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  25. In risposta a Rondoni... il suo commento qui dà idea del suo modo di porsi: dice che scrivo cose inventate e stupide, tradendo una certa aggressività (e coda di paglia). Oltretutto mi dà del bugiardo e dell'inventore di fandonie. Guardi, a me non interessa fare delle polemiche, posso garantirle che ci sono tre miei colleghi, indignati quanto me,che possono testimoniare ciò che è avvenuto quel giorno. E poi perché dovrei inventare qualcosa su di lei, che nemmeno so chi sia. Però mi urta la presunzione e l'atteggiamento saccente. Oltre ai miei colleghi, posso comunque portare la testimonianza di una sessantina di alunni, tutti delusi da lei.
    Magari colga l'occasione per ripensare ai suoi interventi nelle scuole.

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  26. No, anzi, signor Rondoni, non voglio metter su ulteriori polemiche che, francamente, rischiano di portarci fuori dall'argomento "poesia". Io non sono un poeta, sono un insegnante. Quando lei è venuto a tenere quell'incontro, mi aspettavo un discorso teorico sulla poesia e un modo per farla apprezzare e capire ai ragazzi (a maggior ragione, da una persona, come lei, di esperienza). Quel giorno io le avevo fatto una domanda precisa: "I ragazzi ritengono che sia inutile scrivere poesie, perché non ci si guadagna. Cosa ne pensa?" Questa domanda era un modo per porre l'accento sul fatto che oggi, i ragazzi, guardano spesso all'aspetto puramente pecuniario. E questo mi sembra allarmante. La poesi ha ben poco evidentemente a fare con il guadagno. La sua risposta era stata, secondo me, evasiva. Lei aveva detto che chi fa qualcosa per soldi è un idiota. Questo però nega una realtà evidente di tutti i giorni. Io ritengo che con tutti, e con i ragazzi soprattutto, bisogna avere un atteggiamento di onestà intellettuale, e affrontare le questioni con chiarezza.
    Per quanto riguarda ciòc he scrive il signor Fabiano, voglio dire che è davvero difficile occuparsi seriamente di poesia a scuola, non ci sono i mezzi. E, comunque, bisogna conoscere bene la poesia contemporanea per poterla spiegare. Inoltre, credo che i ragazzi di quell'età (11/13 anni) non siano in grado di apprezzare la poesia, soprattutto a scuola. Io ho insegnato loro le basi della retorica, ma non posso spiengermi oltre, nell'analisi dei contenuti poetici, di per sé profondi.

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  27. invito tutti a leggere queste esperienze scolastiche, pubblicate inquiesti giorni qui da Giorgio Morale
    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/05/10/vivalascuola-47/

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  28. Grazie Stefano per la segnalazione
    del post di Morale.
    Davvero una buona cosa.
    vincenzo celli

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