giovedì 3 luglio 2008

Alessandra Conte


La poesia di Alessandra Conte nasce dal continuo biforcarsi sintattico, dalla sfida di chi scansa il prevedibile, scegliendo l'inaspettato, all'interno di un mondo-sipario in cui il naturalismo scompare. La 'maniera' attinge ad un'indole sadiana, coniugata ad una passionalità misticamente notturna, non estranea alle letteratura horror ottocentesca. E tuttavia, la Conte evita il kitch che ne potrebbe discendere, grazie alla nitidezza della pronuncia e al controllo dei toni, così da trasformare la pulsione dolorosa sottesa al gesto - che inviterebbe alla sinfonia, al dispiegarsi analitico dell'inquietudine - in pagine d'album, in quadri minimi in cui il virtuosismo raggela l'urgenza del dire, lo incapsula, restituendoci forme complesse intagliate nel ghiaccio levigato.
Sia nella raccolta inedita Breviario di novembre e sia nei testi ad essa successivi, la forma dominante, seppur taciuta, è la pienezza della maternità e la conseguente perdita di senso degli esseri viventi là dove questi rinuncino al legame con l'origine generante. Ciò spiega la "suora bambola", i "bambini rotti" o "svaporati", le "bambine" con i "buchi" nella "faccia", ma anche le preghiere blasfeme del Breviario, mosse ai Cieli dalla terra desolata affinché la fecondino con virtù e conoscenza.


da Breviario di novembre (inedito)



*

Signore dei rifiuti
che scavi con le mani,
voglia tu trovare fermamente
le perle. Mangia i germogli
del letamaio che ti offro.
Scava e guarda lungo.
Fai di noi il tuo pasto fiero.



*

“dio madre di terra”
ringrazia l’anima desueta
che ruba e mangia
nelle estasi, fiorisce parole
dall’horror vacui paterno.
Sfalcia i marmi
e il sentire greve,
gli aironi gli anni i semi.
L’altare.
Feconda la lingua
che lecca ruvido.



*

O madre vergine delle vergini
rea dei mille peccati, crepa
il vaso e spaccalo. Tu che al salto
in lungo sul filo usi il nome
che è gioco d'azzardo, fai vacillare
la bocca parola per parola
a custodire il reliquiario
dei lemmi e dei verbi sciolti.



*

A te volgo lo sguardo,
o signore dai polsi rotti,
che cadi e t'inabissi
a farti male. Ti guardo
con occhi da supplice
e pregandoti ti bendo
le braccia. Ti fascio forte,
dio piccolo, mosca senza un'ala.



*

La suora bambola antica
si infila perle di pepe
nelle mani a sgranare il tempo
scaduto in giorni e pagine.
Alitano le sue memorie
tra l'aorta e il naso
nei quaderni bianchi
come le morti,
e lei bambina mangia dadi,
ride, guarda crescere la camomilla.
Rimuore, si chiama femmina
un'ultima volta.



Altri Inediti


*

I bambini rotti hanno il naso
nelle campanelle dei mughetti,
le mani nei palloncini ad elio.

I bambini rotti irrompono
dal palo della luce coi merli,
nei becchi arancioni.

I bambini rotti mangiano
con la bocca aperta le teste
tutte intere, e le nuvolette.



*

Le bambine azzurre
hanno gli occhi a pallina.

Se le bambine azzurre corrono,
le biglie di vetro rotolano.

Le bambine azzurre che hanno corso
guardano dai buchi della faccia.



*

I bambini svaporati hanno la consistenza della spina,
nell’amore perso tra briciole senza aver avuto strade.
Portano i nomi inconfessati che non si dicono in auto
o a tavola, quelli spifferati en passant – mai per davvero.
Galleggiano, quei bambini, e strizzano gli occhi.




Alessandra Conte, born in 1978, graduated in pianoforte at the Conservatory "A. Pedrollo" in Vicenza. She lives in Dueville, in the province of Vicenza, where she teaches piano and music appreciation and studies modern literature at the University of Padua. Her poems have appeared in the anthologies Il Segreto delle Fragole and Ti bacio in bocca, (published by Edizioni LietoColle, 2005). She was awarded honourable mention in the Rai Radio 2 poetry competition "Poeti per Posta 2004" and her poems were read on the live radio broadcast "Caterpillar". In 2005 she was short-listed in the "Under 29" competition of the Unione Terre di Castelli in the province of Modena, and in 2006 in the "Poesia di Strada" (“Street Poetry”) competition of the City of Macerata. She has taken part in poetry readings in the Mondadori bookshops in Milan and Venice and at the Società Letteraria of Verona. In 2005 she participated in the RomaPoesia competition with two video-poems directed by the video-maker, Lorenzo Brasco.

45 commenti:

  1. Grazie. Caspita, mi rendo conto che hai scelto alcune poesie che io ero intenzionata ad eliminare del tutto. c'è poi, nelle tue parole introduttive, qualcosa che mi suona "nuovo" in relazione all'immagine che avevo di questi testi. Spero che altri occhi e orecchi lascino qui i loro commenti. Alessandra Conte

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  2. spero anch'io che qualcuno commenti le tue poesie.

    ti ho un po' spiazzata?

    gugl

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  3. Complimenti, bellissimo blog!

    Anche noi ne abbiamo aperto, ma siamo nuovissimi, per cui se hai consigli o commenti ci farebbe piacerissimo!

    Facci un salto!

    http://avantreguarde.blogspot.com/

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  4. Mi piace -e Alessandra lo sa- questa sua aggressività apparentemente tranquilla, nel senso che ancora è come tenuta a bada dal suo stesso guardare ciò che dice senza la sfondata pastosità che poi la porterà all'inconsapevolezza della metafora vera e propria. Come dire, dalla foto al quadro. E' nella grande strada dell'originalità netta, senza dubbio di sorta. Penso, ma è un mio modesto parere, che se alleggerirà la superfice dalle immagini, distribuendole anche in altre parti, cioè strutturando di più l'organismo poetico, ne varrà fuori un corpo assai denso e sorprendentemente più elastico. Credo molto in questa poesia.

    Cristina Annino

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  5. spiazzata...direi di si,nel leggere riferimenti a "indole sadiana" e "letteratura horror" dell'800.
    spiazzata anche dalla precisione del tuo sguardo nel cogliere il centro.

    grazie a Cristina che è generosa e non disdegna di lasciare commenti e coglie -suggerendo- il lavoro da fare. mi potresti spiegare meglio?non so se quello che ho capito è ciò che intendi.

    Alessandra Conte

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  6. Alessandra, non ti suggerisco niente perchè non ne hai bisogno. Mi è solo piaciuto intravedere quello che per me sarà -ma non che sia un consiglio, nè tantomeno nessario che così debba andare- il naturale svolgimento del tuo tipo di poetica. Mi sembra di essere pedante e provo imbarazzo a spiegarmi, pensando poi a Stefano che non sarà d'accordo. Ecco, la poesia, essendo un organismo, ha necessariamente un corpo, non solo il volto. Qualche tua poesia, per ora, mostra solo la testa e lì si aggruppano immagini che, se non si distendono a costituire altre parti fisiche,rischiano di essere un po' troppo sovraesposte, come dire, galleggianti, cioè solitarie o sospese. Ne risulta un insieme, permettimi, vagamente piatto, unidimenzionale che ha un suo fascino patinato,
    leggermente manieristico, abile eccome,ma che porta allo scollamento di un'immagine da quella successiva. Troppe enunciazioni non fanno un' "occasione", un evento.Non so se ho spiegato chiaramente.
    Insomma è questa benedetta sensazione dell' immagine che, per me, dovrebbe evolversi, in quanto, così, ha troppo il sapore di un affascinante catalogo immaginifico.
    Dimmi se sono stata più chiara, a me pare di no.

    cristina annino

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  7. Ale, come dire o scrivere ciò che non è razionalmente chiaro...
    Ciò che provo leggendoti è suono interiore, fascino di movimento emotivo generato dalla fonetica... Non sono in grado di rappresentarmi mentalmente delle immagini: trovo molto impressionismo in ciò che di tuo leggo (e perdona la mia povera esperienza in questo campo), senza sapermi spiegare se c'è o dovrebbe esserci un codice emozionale traducibile in pensiero lucido...
    Insomma mi piace l'idea di chiave criptata (c'è o non c'è) ma più di reagire alla malìa del suono non so...

    Mumble... Chi mi sa spiegare cosa ho scritto???

    Mi sento solo di dirti grazie! E brava!

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  8. si, cristina, direi che sei stata più chiara, e quello che prospetti mi sembra sia proprio il tipo di lavoro che potrei sviluppare.talvolta tutte queste immagini urgono e un po' l'inesperienza, un po'la paura che mi scappino o si raggelino, mi fa avere fretta di incastonarne le teste.

    mi fa piacere che "Comment dire", da musicista, apprezzi ciò che sa sentire con i suoi ferri del mestiere.magari questo movimento emotivo generato dalla fonetica potrebbe avviare una collaborazione...?
    Alessandra Conte

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  9. si, ma non finite sempre a dire che non vi siete capite perchè, uff, su liberinversi da Carlucci si capiscono tutti benissimo e c'hanno fatto una incensatura critica da far paura eddai!

    ( era : c'è un'atteggiamento strano nei confronti della scrittura delle donne, e sono loro le prime a costruircelo attorno, a mio vedere)

    Io qui leggo parole tonde e liquide come perle, nette di sangue e incastonate a costruire gioielli sintattico-semantici, chiare perimetrie del corpomente.
    Faccio un complimento all'Alessandra, sentito.

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  10. vedo che alcuni nuclei li condividiamo: si parla di musica, come dice Cristina "galleggianti cioè solitarie e sospese"("pagina d'album", appunto) e di leggero "manierismo" (la messa in scena della pittura manierista, l'idea che il soggetto vada esposto in uno sfondo adeguato, che in Alessandra è drappeggiato).

    su Sade: io ci vedo il piacere del taglio (e non solo la metafora della realtà frammentata e artificiale).

    A Silvia: i gioielli sintattico-semantici assomigliano al mio "ghiaccio levigato" frutto della pronuncia nitida e raffinata?

    gugl

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  11. no, dai!ci capiamo,ci capiamo.però è proprio vero che c'è una strana disposizione verso la scrittura femminile.a volte sembra una categoria di animale raro da riserva,impossibile che esista.ed è anche pur vero che sono proprio le donne a sentire-in queste poesie-risonanze che,secondo loro, un uomo non avrebbe.

    sade: la maledetta necessità del piacere del taglio...

    Alessandra

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  12. la vera novità della poesia italiana secondo novecentesca viene dalla donne (e da qualche raro maschio).

    con me sfondi dunque una porta aperta.

    ciao!
    gugl

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  13. Anche con me! Comunque, per il piacere dei più, mi asterrò da ulteriori commenti che non sembrano offrire spunti di dialogo, bensì malintesi e luoghi comuni.
    Che Alessandra sia valida lo diamo per scontato, mi piaceva solo dire qualcosa di diverso e di più dal solito brava, grazie, ecc. Questo sì, se solo questo, mi sembra mancanza di quell'altra considerazione, che (per stare in tono con alcuni commenti),in genere si rivolge, e senza "allarme" alla poesia maschile, nonchè -e basta- alla alla poesia.
    Un abbraccio ad Alessandra e al gugl.

    Cristina Annino


    .

    Cristina Annino

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  14. Cara Cristina le tue osservazioni sono preziose. non le ho commentate perché sono perfette per conto loro. guarda che capita di rado di avere una poetessa affermata che dà consigli (gratis) ad una esordiente. E che la cosa capiti nel mio blog, mi onora!

    un abbraccio
    gugl

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  15. ho la coda di paglia… altro che incenso!... e mi sento tirato dentro la discussione per questa via… da Silvia Molesini che citando la discussione su Carlucci in LiberInVersi… insomma, più che le parrucche, odio sentirmela in testa senza aver fatto nulla per levarmela…!

    (‘ste donne… se pungolano…)

    però, in ammenda, posso anticipare che su una poetessa, Claudia Ruggeri, sto da tempo sviluppando un’analisi che quella offerta al carissimo Lorenzo scompare…



    be’, io quando studiavo pianoforte, anni fa, ebbi ad un certo punto un curioso lampo di coscienza: tutti i musicisti di cui suonavo i pezzi, nati dal 1600 a ieri... maschi erano! Chissà poi perché…? Poco più tardi lessi un’intervista a Cecilia Gasdia, allora sulla breccia come soprano, che diceva essere il suo sogno quello di studiare direzione d’orchestra… una donna sul podio? già sentivo ribollire l’ilarità degli orchestrali che si sarebbe trovata di fronte…

    tant’è: la storia è questa, dobbiamo ereditarla così come ci arriva – né manipolarla ideologicamente ci permette di vivere un presente eroico e rivoluzionario



    osservare qui, leggendo Alessandra, il lavoro di una pianista che scrive poesie è la prima volta che mi capita, e la cosa tanto più mi incuriosisce, quando vedo che l’idea musicale, pur presente nel buon gusto per la dimensione ritmica e sonora del verso, sta di fatto in secondo piano rispetto all’urgenza della costruzione d’immagine che risulta del tutto autonoma da una dimensione più prettamente musicale.

    Per contro se osservo il lavoro di poeti che sono anche musicisti, o di musicisti che sono anche poeti, trovo che prevalga la tendenza a non scindere i piani di sviluppo della sintassi musicale e di quella verbale, piuttosto ad intenderli come parti di un’espressione artistica totale, convergenti ad un unico fine comunicativo (lo so, rischio una certa semplificazione, ma non disdegno di procedere per approssimazioni al fenomeno)

    altra considerazione: le poetesse si smarcano, rispetto alla media maschile, perché si preoccupano molto meno di come far percepire al lettore il loro affaticarsi attorno all’edificazione di una poetica. Scrivono e basta.

    Mario

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  16. Chapeau Bertasa, chapeau.

    Non c'era niente di personale, Cristina, il mio era un appunto (forse un filo eccitato, e me ne scuso) sul "climax" (e confrontavo due realtà comunicative), non sui commenti in sé.

    Stefano: gioielli caldi, a mio sentire. Ghiaccio bollente?

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  17. Grazie, Stefano, per quanto mi dici, qui e soprattutto altrove. I tuoi giudizi anche per me sono sempre un onore e molto preziosi.

    Sono convinta, insisto per chi non mi conosce, che la poesia non abbia sesso, età, colore di pelle, ecc, ma vada trattata come prodotto, sul quale dibattere e controbattere parlando liberamente anche di ciò che ancora,mettiamo in un lavoro giovane, "sembra" non essere venuto fuori. Stare perciò attenti a quel che si dice perchè l'autore è donna, per me sarebbe fare il gioco contrario, creare cioè un clima di "solo per donne" che svilisce il prodotto stesso.
    Finchè le autrici non avranno questa intima certezza, a tal punto di non parlare neanche di ciò che è innominabile, continueranno a dar vita a una specie malamente protetta. (Preciso che Alessandra è fuori da questo discorso)

    Certa realtà fa ancora delle distinzioni? Bene, quel prodotto di cui parlo,potrà distruggere, se ci riesce, ogni convenzione.

    I commenti, però, sono migliorati parecchio :=))Cristina Annino, un abbraccio a tutti.

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  18. queste poesie di Alessandra mi sono piaciute subito quando le ho sentite leggere (bene) dalla Conte in persona, e mi piacciono molto anche adesso che le leggo nero su bianco.
    di Breviario di novembre: apprezzo molto che l'occasione chiamiamola mistica sia declinata in una così "dritta" pronuncia che non lascia spazio a facili esasperazioni di tono; io che non impazzisco per tale genere, e che quindi magari parto con qualche pregiudizio di gusto, mi sento rincuorata da queste scritture (mi fa piacere essere sconfessata, insomma, vedere una possibile uscita dal cliché). la serie dei bambini mi ha colpito molto, li trovo piuttosto disarmanti, oltre che disarmati, soprattutto i bambini rotti.

    (rileggendo le parole di Cristina Annino, importanti, sempre, mi trovo ancora una volta a ripensare "questa benedetta sensazione dell'immagine". Non mi riferisco qui ad Alessandra, ma ne faccio un cruccio più generale: se l'immagine viene prima, se lo svolgimento è necessario inseguire la coda dell'immagine o la sua faccia, si corre sempre il rischio che il modo diventi maniera, che la maniera escluda una parte ancora ragionevole di possibiltà, di relazioni, che ammazzi l'"organismo", insomma. un cruccio.)

    cara Alessandra, brava. (e buona fortuna).
    un saluto a tutti.

    erika

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  19. un saluto rapido a tutti e un grande grazie per le osservazioni competenti.

    prescindere dal genere, non prescindere? sono due scuole di pensiero. che cos'è un testo lasciato solo? che cos'è l'infinito senza la giovinezza di leopardi?

    buon sabato a tutti

    gugl

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  20. che mi colpisce, di queste preghiere nere, è l'immaginazione, che più che essere un varco all'ideale valore, è qui reso come la funzione che consente la prova generale a ciò che l'IO di questa suora-bambola (bellissima) ha colto nella ricerca-distruzione dei valori e che, con i poteri delle funzioni di un pensiero teoretico/teologico, non riuscirebbe a far proprio per gli impacci delle regole imposte dal reale. La poesia della Conte, espressa inquesta sorta di personaggio alter-ego, è ricca nella sfera affettiva della fantasia e non debole nel saper progettare analiticamente la psicoloogia di questa mistica bambola, pur in quello che parrebbe essere una povertà della gamma emotiva delle liriche. Complimenti. Si intravede un futuro ricco, Nicolò A.

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  21. "preghiere nere" mi sembra un'ottima definizione.

    anche "povertà emotiva" è interessante: vuoi approfonidre?

    gugl

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  22. Ho ascoltato alcune poesie di Alessandra, che fanno parte del breviario di novembre, qualche giorno fa, a Castel San Pietro Terme. La sua azione vocale così trattenuta e stretta in gola sembra obbedire a parole lacere lanciate da un candido vestito a fiori. Irrigiditi e indolenziti sul collo i versi sopravvengono dal ventre, trasformati in pensieri e parole di tensione che rende acuta una composizione di suoni e concetti. Poesie di collo e gola... ci penso ancora... e a presto, fabio al.

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  23. vero che vanno ascoltate dalla voce di Alessandra: il suo è un canto vagamente in delirio, che seduce l'immaginazione.

    gugl

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  24. che si parli della voce fisica mi fa piacere,è un tema a me molto caro, ed è così che sento la poesia, o meglio le parole: come una voce che mi parla insistente, che continuo a sentire, anche per lunghi periodi, finchè decido di ascoltarla e di annotare ciò che mi dice. ed è quella voce che cerco di far sentire quando dico le poesie. (non vorrei parlare come una folle esoterica) A volte l'incastonare le teste delle immagini risponde proprio all'esigenza di non perdere ciò che mi detta
    Alessandra

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  25. beh, sentire le voci è in effetti un elemento della mistica... ma il fatto che tu "decidi" quale annotare sposta la questione sulla libertà dal vicolo, sulla poesia, appunto.

    ricordo che anche nel secondo heidegger la parola autentica risponde ad un dire originario.

    gugl

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  26. povertà emotiva: l'aggressività, stemperata dal sacro timore, è la cifra costante di queste invocazioni, e non mi sembra ci sia tenerezza o la gioia che, in certe mistiche, si esprime dopo l'attraversamento della sofferenza. Plaudo al coraggio e allo stile di questa autrice di portare sulla pagina (saranno pubblicate vero? sarebbe un peccato lasciarle inedite....) questa aggressività e forza, direi a volte quasi violenza, su un tema poco praticato (mi pare) dalla poesia italiana, e reso senza alcuna volgarità, e senza scadere nell'istrionismo. Non è facile. Buona continuazione, Nicolò

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  27. spero anch'io che siano pubblicate.

    grazie per la precisazione.

    gugl

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  28. Brava Ale,
    come sai sono un rinomato grezzone e in quanto tale, le poesie per me sono sempre state "quelle righe scritte in maniera strana che nascondono dei significati ancora piú strani". In ogni caso anche se non capisco molto, mi piacciono i contrasti di termini delle tue poesie. Ti auguro tanta fortuna
    Ciao
    Antonio
    PS: Ma sei in cinta?

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  29. ho letto le poesie, ho letto i commenti, tutto, interamente.
    non so, ma io per come viene interpretata questa poetica, la vorrei più aggressiva. "O madre vergine..." "signore dei rifiuti" "dio madre di terra" seguiti da esortativi mi sembrano tratti di poesia fanciullesca. non mi inducono nel pensiero a creare veramente le immagini forti che la poetessa tenta di illustrare. posso capire nella mia mente le metafore e dare a loro un volto, ma a me, solo lettrice, senza che io nemmeno abbia mai scritto, non mi convince.

    sarò pure in torto, ma la sento debole.

    a rileggervi,
    Anila

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  30. Alessandra, le tue poesie mi hanno colpito tantissimo; è l'operazione che io cerco di fare con i miei quadri, ma ora mi rendo conto che le parole, se usate nel modo giusto, possono aprire in pochi versi più finestre emotive... Trovo che ogni tua poesia sottenda una consapevole seduttività ed una trattenuta carica aggressiva che alimenta una certa tensione interiore. Quello che mi è più piaciuto è che la tensione non trova sfogo e soddisfazione...rimane là, sospesa... Spero di essere riuscita a trasmetterti qualcosa. Con ammirazione. Silvia L.

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  31. carissimi, quando scrivete i nomi senza i cognomi non riesco ad identificarvi. non che la cosa sia obbligatoria, eh!

    Anila, per più aggressiva intendi "al limite della blasfemia"?

    gugl

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  32. più aggressiva nel senso di più dura, senza avere bisogno di riferimenti religiosi che la rendono molto meno azzeccata per quello che vuole trasmettere. ho sempre visto l'esporsi alla fede come qualcosa di debole, perchè qualcosa di molto personale. e quegli esortativi non aiutano di certo la prospettiva di scena.
    magari unire alle metafore aggettivi, avverbi, parole tormentate e forti, carnali. così mi pare debole. è una mia idea discutibilissima ovvio, ma io in questa poesia, che vuole trasmettere e cerca la forza, trovo spesso incomprensioni. se devo dare un consiglio, direi alla poetessa di concentrarsi sullo stile dell'ultimo pezzo. l'ultimo lo trovo gradevole, forte, dice più degli altri. trasmette molto di più dell'autrice, del suo pensiero; trasmette forza. il resto lo trovo debole, molto. poca soddisfazione nel leggere. sembra più una poetica d'impatto, quella nella quale più o meno tutti i "poeti" passano; la poetica che usa i paroloni, ma di sostanza poca. l'ultima invece merita studio (e parlo degli ultimi 5 versi), approfondimento, cura, attenzione...secondo me!

    a rileggervi,
    Anila

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  33. grazie Anila per l'intervento.
    Sentiamo che ne dice Alessandra.

    gugl

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  34. E' di fatto poesia dai tratti fanciulleschi, trattando gli dei e le madonne con l'ingenuità di chi li ha smascherati per la prima volta.
    Il travestimento spirituale/religioso in questo caso (ed è un travestimento in modo molto latamente musicale) è il pretesto per trasmettere qualcosa che ha a che fare con la disillusione. Non si parla di fede, nè tanto meno si cerca di trasmettere forza. Nella debolezza che il deserto dopo l'esplosione può suscitare,restano poche parole,semmai suoni, e svuotati dei loro rimandi. Forse per questo possono risultare paroloni,che rimangono tra i denti come fonemi che han perduto significato.Diciamo che l'unica sostanza che rimane sta nelle consonanti, tenute assieme dalle vocali, essendo la voce la parte più spirituale del corpo umano. Insomma, il tentativo non è di illustrare immagini forti, e il travestimento spirituale penso fosse necessario, perchè permette l'invocazione nel senso etimologico di "in - vocare", come ultima risorsa nel momento in cui si scorge la finitezza e il vuoto, e non si ha più niente da dire. Ribadisco che non parlo di fede, nè di forza, nè voglio trasmettere aggressività. Il fatto che le parole non abbiano sostanza è il risultato della disillusione/annichilimento, dove non c'è durezza. Penso che siano effettivamente poesie dell'impatto, solo che questo è un effetto secondario e non uno scopo. Poi, usare la parola dio -e affini- genera diverse reazioni, e ciò rientra anche nel gusto personale.
    grazie, ciao!
    Alessandra

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  35. devo dire che la bio in inglese fa molto chic :-) ciao a tutti antonella

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  36. Grazie Alessandra. Dunque il senso che si dissolve in suono, non per scelta dell'autrice ma perché, già prima, il mondo è diventato una finzione.

    rimane il fatto che la lingua (soprattutto l'ordine simbolico e quello immaginario) è patrimonio comune. E qui la forza dirompente colpisce, anche se non era tua intenzione trasmetterla.

    ciao!
    gugl

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  37. e ciao ad Antonella. ho preso la biografia da El Ghibli: ecco spiegato il vezzo :-)

    gugl

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  38. purtroppo io non vedo altro che un cercare di trasmettere forza.
    da come ne parli però Alessandra, mi permetto di darti del tu se me la passi, sembra che tu voglia il contrario. quindi mi viene da chiederti "perchè cerchi quindi una poesia senza carattere? senza spina dorsale?", perchè se togli forza ai versi, cosa pensi rimanga?
    punti di vista comunque!
    a rileggervi
    Anila

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  39. non ne facevo un discorso generale "sulla poesia" o "sulla poetica". Parlavo di questi scritti qui pubblicati.
    ciao!
    Alessandra

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  40. anch'io parlavo dei versi qui, infatti... e purtroppo...

    ciao
    Anila

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  41. Anila, quel "purtroppo" mi pare di troppo. Si è capito che queste poesie non ti piacciono, e che ti stanno scatenando una sottile aggressività e un pedante accanimento (magari medita sul come mai...). La Conte, mi pare, ti ha risposto gentilmente. Non ergerti troppo: più che dare un feedback critico sembra tu ti erga a "giudice". Accetta il fatto che la Conte non scriverà come piacerebbe a te. Ciao. Nicolò

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  42. che c'entra essere giudice o cosa... ho parlato sempre per come la penso io, e l'ho espresso anche.
    ma mi pare più che altro lei non abbia capito cosa io abbia detto...ecco il perchè del purtroppo.
    ma non mi sono nemmeno allungata.
    ho solo risposto che parlavo di questi.
    ed è finita lì.
    punto.
    virgola.
    Anila

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  43. come sapete, la comunicazione via blog è sempre bifida e incontrollabile. qui è impossibile chiarire poetiche; meglio mirare al dettaglio, puntualizzare.

    il fraintendimento è sempre in agguato, così come l'irascibilità.

    gugl

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  44. ma no stefano davvero, non era mia intenzione...
    figuriamoci!

    mi spiace comunque se quel purtroppo è stato preso male...

    passo e chiudo!!!
    anila

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  45. ho seguito-letto i vari contributi e apprezzato molto i contenuti, davvero interessanti. Io non mi pronuncio perché sono "di parte" e, quindi, non potrei che dispensare poco utili elogi e apprezzamenti. ho notato che questi testi e la loro autrice, hanno sollevato un sano e ricco confronto, tra adesioni e reazioni, che come sempre Stefano ha "amministrato" ad arte. Well done a tutte/i!!! Un saluto, Giovanni T Z

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