mercoledì 4 giugno 2008

Kore


Estratto da: Phrase di P. L. Labarthe (ed. Bourgeois, 2000)

trad. Stefania Roncari (esclusiva per Blanc)


Frase VI: (La Kère) (Kore)

Oscura, raggiunse la soglia, stretta, irriconoscibile.

- Pensi sempre che una spiegazione possa non imporsi?
- In effetti.
- Ma perché?
- Perché è una dichiarazione.
- Cioè?
- Intendo “dichiarazione” nel senso più comunemente inteso: si dichiara una nascita, un amore, una morte.
- Non vedo il rapporto.
- Questa parola “Kore”, questo nome piuttosto, l’ho incontrato per la prima volta tentando di tradurre Antigone, con uno sguardo, se posso dirlo, sul testo di Sofocle, l’altro sulla versione di Holderlin. Ho creduto all’inizio, in modo precipitoso, che designasse una sorta di essere demoniaco, come un’Erinne o una Furia per esempio; in realtà ce n’erano diversi, almeno tre, come le Parche, le Arpie, le Gorgoni; ho persino visto, non so più dove, che erano le figlie della Notte. Mi hai detto però, e confermato poi, che si trattava di una dea, non degli Inferi (come Ecate o Persefone), ma della morte: la morte stessa, o meglio l’immortalità per eccellenza. La frase è sopraggiunta così, quasi in questa forma (il lettore più attento me l’ha felicemente fatta “spoetizzare”, proprio recentemente), l’ho scritta in margine, senza sapere perché, per proporla un giorno, quando mi hanno chiesto un one line poem.
- E la dichiarazione in tutto questo?
- Oh!, Servirebbe dopotutto soltanto una lettera.
- Una lettera?
- Sì, “lei”.
- E’ infantile o morboso.
- Né l’uno né l’altro. Questa lettera oltretutto non si rivolge, questa volta in latino, soltanto al timbro della voce, questa voce di cui ti ho detto di averla sempre sentita; o se preferisci: attesa. Non autorizza più soltanto un’allusione al tuo nome. Scrivo: “lei” per dire della “Kore” che ne esiste solo una.
- Non capisco.
- Non volevo spiegare. Non so nemmeno di poterlo fare.
- Tuttavia si tratta del meno oscuro.
- Non mi sforzo neanche di nascondere, di sollecitare delle interpretazioni: sarebbe indecente, e pretenzioso. Infine non bisogna più nascondere quello che si crea, né rifiutarsi di capire ciò che si è potuto creare. Non ce n’è che una significa: non ce ne sono tre. La trinità, è l’incubo occidentale. Conosci come me la celebre analisi del Re Lear; ha ancora bisogno delle tre figure: la madre, l’amante, la morte. Avrei preferito che dicesse: la terza ritorna ed è ancora la prima. O qualcosa del genere.
- Ma se non ce n’è che una, perché “irriconoscibile”. Passa attraverso la morte, persino la madre..
- Evidentemente.
- Potrei rivolgerti un’altra domanda: perché si rappresenta spesso la morte come una donna? Non voglio però sfuggire. Ti risponderei ancora questo, che forse è valido solo per “me”: ciò che riconosciamo, noi altri nati-morti, in colei che riconosciamo, è proprio il fatto che è esattamente irriconoscibile. Se l’avessimo ignorata diversamente, ci sarebbe rimasta indifferente. Non abbiamo nessun ’altra ragione di amare. Se non quella di accompagnarci da sempre e per sempre nella nostra morte, nell’immortalità irriconoscibile. La dichiarazione consisteva proprio in questo. Non una leggenda, una lezione – nel senso obsoleto del termine, intendo: il senso umile.

20 commenti:

  1. un testo impegnativo e oscuro
    un'attibuzione di genere, un processo circolare, un'identità una e non trina conosciuta e irriconoscibile

    però kore che bel nome...

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  2. oscuro come la morte?

    gugl

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  3. come mai questa proposta così cupa gugl? ti preferisco in versione alivento e gigl

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  4. "vita sapientis est meditatio mortis"

    ogni tanto me ne servo di questa masssima per ricordarmi certe necessità

    vorrei avere più occasione in questo periodo per meditare sopra testi come questo, ma ho troppi impegni che mi urgono a far stare bene le persone attraverso le arti

    però la meditatio mortis è uno spazio necessario affinché possano addensarsi in certi periodi gli impegni vitali

    grazie gugl (gigl noo! mi ricorda troppo il Gig robot d'acciaio che ha appassionato la mia pubertà)

    Mario

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  5. grazie Mario per il sostegno :-)

    Ali, ciao!

    gugl

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  6. mi fa tornare ai miei studi che facevo durante il liceo...

    un saluto stefano

    anila

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  7. E, prima di dire cavolate, questo testo verrò a rileggerlo
    almeno altre 10 volte.
    :)
    renée-diciche

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  8. ciao ragazze.
    Anila, che liceo hai fatto? (averne che parlano di queste cose con questa poesia)

    Renée, sono convinto che ti basterà rileggerlo una volta.

    gugl

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  9. come si fa a commentare in un post del genere? ragionare sulla morte non è possibile perchè siamo stati programmati per la vita. la trinità è la madre, l'amante, la morte, la madre che dandoci la vita già ci condanna alla morte, l'amante, l'amore, amare che è già morire a se stessi, la morte che è è "lei" una e trina, la morte è la vita che finisce, comunque si ragioni si ragiona di ciò che non è, di ciò che è stato, di vita che non è più. insomma complicatuccia la questione :-) for me. ciao ciao a.

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  10. "complicatuccia" ma sulla quale ti muovi con grande luce.

    del resto se non ragioniamo, patiamo.

    un abbraccio

    gugl

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  11. ho fatto il liceo scientifico, ma nelle letture mi aiutava la bibliotecaria della scuola che diciamo si era innamorata della mia passione per la lettura...
    tra l'altro la mia tesina di maturità era sulla morte...

    Anila

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  12. conoscendo il tuo fascino, mi sa che si era innamorata anche di qualcos'altro :-)

    gugl

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  13. hehehehe
    ma smettila!

    comunque stefano, sai che mi sono sposata sabato? :-)

    a presto
    Anila

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  14. un abbraccio a te e uno ad Anila che leggo che si è appena sposata. auguroni!antonella

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  15. brava Anila! augurissimi. Vorrà dire che ti toglierò dalla lista delle bellissime da corteggiare :-)))

    gugl

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  16. un abbraccio anche a te, Anto.
    A presto (primi di agosto, te lo ricordi, vero?)

    gugl

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  17. grazie ad antonella e grazie a stefano...

    dai su che nel mondo della poesia di belle donne ce ne sono :-)


    un bacio
    Anila

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  18. ma certo che ricordo! a presto, sì. :-) a.

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  19. vero. pare impossibile, ma è così (qualcuna è anche brava: incredibile :-)

    gugl

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  20. anto, in simultanea!

    gugl

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