martedì 15 aprile 2008

Le mosche del capitale


Prima di ripartire con la poesia, due parole sulla politica occidentale.
Il fatto che il capitalismo sia pensato quale sostanza imprescindibile sia dai liberali che dai socialisti d'ogni latitudine, mi fa credere che l'unica forza anticapitalistica attualmente in gioco nel mondo sia l'Islam. Come dire che la storia del pensiero occidentale, dopo il marxismo-leninismo, non è riuscita ad elaborare un'alternativa allo stato delle cose. Alternativa, quella marxista-leninista, assai grossolana in merito al fondamento del processo diveniente e non più credibile dopo Nietzsche, Wittgenstein, Popper, la fisica dei quanti, la teoria della complessità e del caos. D'altro canto, il progetto islamico è teocratico ed ignora il valore che libertà ed uguaglianza hanno nella tradizione occidentale. Ne consegue che se il capitalismo sta affamando il mondo, l'anticapitalismo islamico lo vorrebbe sprofondato in una teocrazia maschilista, che ci porterebbe a rimpiangere le democrazie moderne.
Entro questo quadro, che la sinistra non sia nel parlamento italiano disturba più il sistema politico che la società civile, più le gerarchie di partito che gli operai. Anche perché la stessa sinistra è un guscio vuoto, perduto il riferimento internazionalista e il modello sovietico. La sinistra, infatti, non è più comunista dalla svolta di Salerno. E comunista, prima, significava statalismo sovietico, violenza di regime, gestione autoritaria del potere. Negli anni della modernizzazione, sinistra diventò - e qui ha ragione Bertinotti - stato d'animo, vocazione alla solidarietà. Il che significa, per me: liberalismo illuminato.
Non sarà dunque la sinistra a rifondare l'occidente; non sarà il centro a trasformare il capitalismo in un umanesimo integrale. Saranno forse le destre mondiali ad assecondarne l'indole prevaricatrice, gestendo le risorse attraverso una legislazione d'apartheid nei confronti della forza lavoro, dei migranti, degli analfabeti, dei contadini urbanizzati (se ne prevedono 500 milioni nei prossimi anni in Cina), dei dissidenti, di quei soggetti, insomma, capaci di produrre attrito nella macchina mondiale. Gli strumenti della comunicazione permettono di gestire tale emarginazione demagogicamente, dando l'illusione che i deboli possano ottenere il riscatto, appoggiando i sistemi politici vigenti o i partiti di opposizione. In realtà è un modo ulteriore di controllo sulle risorse umane, di gestione del voto di scambio, e che serve ad incanalare energie potenzialmente pericolose.
Il capitalismo è un sistema senza teleologia, è un buco nero che assorbe le differenze per trasformarle in prodotti differenziati; esso nutre l'informazione e la controinformazione, la superficie e la profondità, ed ha una natura subdola, che incatena nel momento stesso in cui libera. Adorno lo aveva capito, ma l'hanno capito anche le mosche del capitale, abilissime a spartirselo a brani prelibati.

36 commenti:

  1. La storia, caro Stefano (e lo sai meglio di me) non procede per un ordine razionale e prevedibile.

    La forza prevaricatrice delle destre (se queste puntano alle stantie "modernizzazioni del paese") non potrà durare a lungo, pena la scomparsa del genere umano.

    Credo che prima o poi istanze antisviluppiste di ispirazione solidale verranno fuori, per il semplice motivo che l'incombente crisi energetica, il disastro ambientale, la crescita della popolazione del pianeta porranno interrogativi ai quali le prossime generazioni politiche non potranno non rispondere (spero più prima che poi).
    La componente marxista nella pars destruens sarà (e deve essere) ancora valida. Ciò che cambia è l'approccio alla ricostruzione di una società sana e il più possibile aperta e ugualitaria.

    Del resto anche il capitalismo subì correttivi in corso che lo resero, in parte, "sociale" e statale, con l'intervento di Keynes dopo la crisi del '29.

    Dopo i francofortesi e dopo il '68 la strada non va verso una dialettica che mira ad un progresso continuo (il totem, poi, dell'economia è tanto del capitalismo quanto del marxismo, tale da renderlo, come dire, cieco determinismo, il che è sotto quest'aspetto inaccettabile).

    Il marxismo è pur figlio di una mentalità in qualche modo calvinista (anche se per riflesso e opposizione), e questo non può passare inosservato. Una strada più "mediterranea" è auspicabile, quella che non faccia del lavoro un culto (lo è tanto per il capitalismo quanto per il comunismo anche stavolta), un "dovere" o un qualcosa che "nobilita".
    Recuperare lo spazio della vita e della propria giornata in un'ottica più scevra da condizionamenti è la strada nuova.
    E per far ciò ci vuole comunque "una" sinistra (e al momento in europa latita).
    Credo che occorra guardare a cert'associazionismo del Sud America, dove si cominciano a ipotizzare attraverso la praxis modi di vita differenti.
    Ciò che manca, forse, è la consapevolezza di tale urgenza e necessità, la consapevolezza di quelle che sono le priorità per la sinistra che riscopra l'equità, la solidarietà, la giustizia sociale, l'accoglienza della diversità, in una sola parola per il rispetto per l'uomo, declinandoli in nuovi modi. In fondo anche i movimenti chiedono questo e si battono contro ritmi di vita esasperati (ingenerati dall'ossessione per la produttività).

    La scomparsa della sinistra italiana dal parlamento è un buon punto di inizio per un ripensamento complessivo delle sue vere posizioni. Ecco, io credo che bisogna partire dall'ABC e chiedersi innanzitutto che cos'è sinistra oggi.

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  2. che cos'è la sinistra oggi, però, lo può dire la scienza politica, la sociologia, la filosofia, dopo che i partiti di sinistra si sono dichiarati intorno alle questioni strutturali: processo storico, classe dominante, plusvalore eccetera.

    potrebbe succedere che la risposta sia liberale. io non credo in una sinistra liberale. Veltroni è così. Bertinotti è così. Nemmeno i marxisti li sopporto: si muovono come i testimoni di geova. E dico questo, anche se l'analisi del capitalismo marxiana è ancora il modello più credibile.

    La via mediterranea è un'impressione, mi pare, una koinè tutta da decifrare.

    ciò che tu scrivi sul nuovo umanesimo è un ottimo auspicio, ma non vedo le condizioni economiche, politiche e culturali, affinché possa realizzarsi. Qui abbiamo avuto quasi il 30% di lega veneta: grandi lavoratori e spesso persone oneste. Possiamo dare a loro la colpa dello sfacelo?

    gugl

    comunque speriamo bene

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  3. a me viene difficile sapere che cosa pensare di tutto quello che mi accade attorno... vorrei tanto sapere come andrà a finire, dato che ho circa altri 60 anni di vita (scanso imprevisti) davanti a me!!!

    ho seguito con attenzione tutta la faccenda elettorale, e, fin da subito , mi ero resa conto del fatto che la "sinistra" non era messa troppo bene, ma non credevo che la batosta sarebbe stata così forte!!!
    non ho le conoscenze per poter dire che ne sarà, ma se c'è una cosa che ho capito è che se l'italia ha votato in questo modo, gran parte della colpa va data alla televisione!!!

    non mi riferisco alla campagna elettorale, ma alla televisione in genere, partendo dai telegiornali, dai giornalisti venduti che, senza pudore, con tutti i guai del mondo, ci parlano della vita privata della tal velina o del tal calciatore, passando per Sanremo e arrivando a maria de filippi!
    la gente guarda, i miei coetanei guardano... e ci rincoglioniscono!!! ci rincoglioniscono da morire, ci rendono passivi.
    oggi, col disastro elettorale, con la lega alla camera e al senato... c'erano 3 mie compagne di classe che parlavano del Grande fratello!!! avrei voluto metterle al muro e sparare col mitra!!! ma come fai a vivere così???
    io sono fermamente convinta che gran parte della colpa va data all'ignoranza generale!
    non dico certo che io saprei dare una risposta ai problemi, che ho la verità in tasca... come ho premesso, non ho sufficiente cultura e sufficiente esperienza, ma perlomeno mi pongo il problema!!!
    mi guardo attorno e, alle volte, mi sembra che tutti dormano! e poi, mi vengono a dire: "patty, non darti tanta pena... bossi, berlusconi, bertinotti... è la stessa cosa, non vale neanche la pena di votare!"
    oppure... e non so cosa sia peggio... : "bossi è l'unico che ha testa... innanzi tutto bisogna spedire fuori a calci nel culo tutti gli immigrati, sono loro il problema" e così, queste persone,tante persone, si risolvono la questione con questo semplice pensiero! non si sforzano un minuto di più per cercare di capire, e tornano a guardare Maria De Filippi con la coscienza a posto!!!

    è che ci narcotizzano di continuo, senza sosta, 24ore su24.
    è assurdo...
    forse ci vorrebbe qualcosa, qualcosa che svegli tutti... qualcosa di grande... che faccia rumore... che faccia capire che il nostro futuro, la nostra vita, il nostro mondo non finisce con lo steccato di casa.

    perdonatemi... dico cose scontate... mi dovevo sfogare anch'io!!!

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  4. Incollo di seguito lo stesso commento che ho lasciato nel blog di Luigi.
    (Pare che anche Roma al ballottaggio rischi di vincere la destra. Disastro totale).

    Sinceramente mi stupisco dello stupore a me pare che il tutto era abbastanza prevedibile per una serie di ragioni:
    i disastri del governo Prodi;
    lo scompaginamento delle vecchie coalizioni;
    il tipo di legge elettorale:
    l'assoluta lontananza dei leader della sinistra cosiddetta antagonista dalla vita reale - non si aiutano i deboli con gli oboli i cui soldi vengono poi ricavati da aumenti di tasse, imposte, tariffe, nazionali e locali, tanto per fare un esempio;
    non si sta nel governo e poi si va n piazza a protestare contro il governo è una presa per il culo;
    non si combattono le sfide del nuovo capitalismo globalizzato con il solito vecchio armamentario ottocentesco;
    non esiste uno sviluppo sostenibile ma solo un progresso umano e solidale tutto da costruire e mettere in campo con idee e riferimenti culturali nuovi e al passo con i tempi;
    difficile parlare agli operai quando tutti i dirigenti della sinistra sono dei super privilegiati radicalchic frequentatori di salotti alla moda;
    perché non si sono battuti per abbattere i privilegi di casta, tagliare l'enorme spesa per i rimborsi elettorali, i contributi a giornali, giornalini, riviste e rivistine che nessuno legge e che vengono stampati solo per acchiappare contributi e venire subito dopo cestinati?
    Questo solo per fare alcuni semplici, forse troppo semplicistici ma è tanto per capirci, esempi.
    Sono stato fin troppo facile profeta quando all'indomani della caduta del governo Prodi davanti a decine di amici riuniti per una lettura poetica ho detto: "oggi assistiamo alla morte civile della sinistra italiana". Qualcuno mi rise in faccia dandomi della Cassandra peccato che di ridere proprio non ne ho voglia neanche oggi.
    Il futuro si fa nero e cupo. Berlusconi stavolta manterrà le promesse, visto che gli imbecilli prima di lui hanno fatto tutto il lavoro sporco, e sarà ricordato come il salvatore della patria e sarà ricordato da il popolo italiano come il santo liberatore. Ci vorranno decenni per risalire la china ma temo che pure se ci saranno governi diversi la matrice di fondo sarà sempre la stessa.
    Comunque primo atto dovuto: cacciare a calci in culo tutta la classe dirigente della sinistra arcobaleno e sperare in un forte ricambio generazionale di uomini e donne ma soprattutto di idee. Il primo segnale però mi fa già rabbrividire: avete sentito le dichiarazioni di Diliberto?
    pepe

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  5. Intervengo pochissimo ormai nei blog, però leggendo il post dell'amico Stefano, posso dire di aver letto, insieme ai commenti, delle pagine di davvero lucida analisi politica. Grazie mille per questa breve ma utile lettura.

    Massimo Orgiazzi

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  6. "Nemmeno i marxisti li sopporto: si muovono come i testimoni di geova. E dico questo, anche se l'analisi del capitalismo marxiana è ancora il modello più credibile."

    Vedo, Stefano, che siamo in sintonia.

    Lo so che da te la Lega veneta sfonda. Possiamo liquidare il tutto dicendo che si tratta di ritardo culturale? Io credo di no: il fenomeno è più complesso. D'altronde oggi non è più facile parlare alla gente (non lo è mai stato), giacché c'è la tv a farlo...

    Patty va giù forte e parla di "ignoranza generale". In effetti la tv-narcotico fa più danni della cattiveria.

    Da me invece il voto di protesta non esiste, Stefano: tutto oscilla a seconda di come fa comodo a qualcuno. E francamente non so se sia più facile intervenire tra i tuoi lavoratori onesti o tra i nostri votanti che si vendono al migliore offerente...

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  7. la mia lettura è sulla cornice. il quadro italiano lo descrive bene Gabriele Pepe.

    A me pare che Veltroni stia mettendo in pratica un'idea di postmoderno superficiale, figlia del privilegio e di una lettura affrettata del concetto di "crisi dei fondamenti".

    un caro saluto a Massimo a Patty e a Luigi.

    gugl

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  8. cara Patty, a 16/17 anni ero militarista convinto, vagheggiavo una carriera nell'esercito, sostenevo che la soluzione dei mali italiani passava dallo spartiacque del Po.
    Prendimi pure a mitragliate!
    (Non esistevano leghe né, quasi, extracomunitari, allora, ma Berlusconi editore e imprenditore edile sì).
    Alcuni compagni al liceo mi ammiravano dicendo: "Anche Berlusconi ha iniziato così come te, vendendo temi di italiano"]

    Meno di dieci anni dopo ero pacifista, e facevo il servizio civile in un centro di accoglienza per immigrati.

    Che cos'era successo?

    Nel mio caso incontri con artisti di eccezionale valore anche umano. Questo per la mia vita ha significato conversare con John Cage prima di un suo concerto, o stare ad un seminario a fianco degli attori del Living Theatre.

    Poi si fa presto a dirsi convertiti radicali... Le pressioni delle circostanze sono sempre dietro l'angolo, pronte a farti capitolare, perché "di qualcosa si deve pur campare", e quindi giù a novanta, e spesso senza accorgersi, se hai bisogno di una medicina, dei soldi per la benza o per panino+birra e qualcuno ti prende sotto la sua ala protettiva: "scrivi davvero bene, sai?"

    Marx sosteneva essere l'espressione artistica una sovrastruttura sociale. Trovo che quest'idea sia così di destra che più di destra non si può. Qui cadeva infatti la sua analisi: come si può conciliare la dipendenza della dimensione estetica da quella economica con la teoria della collettivizzazione dei mezzi di produzione?

    Se io, attore, sono un mezzo di produzione di spettacoli, io devo essere padrone del mio corpo, della mia voce, degli arnesi di cui disporre per allestire una scenografia... Perché devo dipendere da un regista o da un capocomico? per chi devo scrivere monologhi?

    Il fondamento del potere è la detenzione da parte di qualcuno di un bene o un ruolo che può soddisfare un bisogno inalienabile di qualcun altro. L'esercizio del potere appaga l'ego trofico del sottomissore quanto il corpo bisognoso del sottomesso.

    La dipendenza, che sia da stupefacenti, o dal carisma di un leader o di un modello sociale, è un bene apparente per l'individuo.

    Oggi assisto al dilagare dei poteri forti negli spazi vuoti lasciati espandere dall'incedere delle tecnologie, zone di vuoto etico-regolativo fra i rapporti sociali creati da una nuovoa tecnologia, digitale o energetica, biogenetica o comunicativa. Così fu decenni addietro rispetto alla proliferazione delle frequenze radiotelevisive, per esempio. Non c'erano leggi, e qualcuno ne approfittò. Come si può guardare con ottimismo ai vuoti di potere che la tecnologia (o la sua periodica e temporanea crisi) inaugura ogni qualche manciata d'anni, fiduciosi in una possibile autoregolazione dei rapporti di varia natura fra i vari attori sociali che in tali vuoti si troveranno a vivere?

    Qui contesto l'ottimismo di Akim Bey e altri autori (anche John Cage la pensava così) sulle immense opportunità per il miglioramento della vita degli individui all'interno degli "spazi vuoti nella rete", "temporaneamente autonomi" dai poteri istituzionalizzati e territorialmente insediati, osservando che la loro temporaneità è posta a termine proprio dall'avvento di posizioni monopolistiche predatorie. (dove sono le radio libere degli anni Settanta?) (che fine sta facendo internet?)

    Questo è il vero limite che le forme odierne di pensiero libertario non curano di riconoscere e indagare. Così intanto i tumori (alias i poteri dei gruppi ristretti) crescono, crescono, crescono. Siamo ormai nell'epoca dell'anarchia del capitale, mi illuminò un mesetto fa l'amico poeta-performer Nicola Frangione. Gli anarchici sovversivi più pericolosi del momento siedono al tavolo del WTO (e ogni tanto assoldano qualche anarco-insurrezionalista per i loro giochetti di invisibile risiko).

    C'è una salvezza?
    Se dicessi il cristianesimo, pur da credente, direi una fesseria, dal momento che la sua essenza non riguarda il mondo in quanto tale ma l'individuo in quanto esposto alla sua stessa natura di essere bisognoso di potere, da esercitare o da subire.

    Nella mediocrità che mi attanaglia mi ostino nonostante tutto a proseguire quest'idea: dare a chi incontro l'opportunità serena di "ripensarsi".

    L'arte non salva il mondo, neanche la solidarietà, l'onestà e l'amore universale.
    Ma può salvare l'individuo almeno rispetto al corso della sua esistenza terrena. Può spalancare una coscienza abbruttita o appannata dallo stillicidio della bellezza performante con cui il potere soggioga, attraverso la detenzione dei mass media, l'immaginario degli individui.

    L'arte può salvare l'individuo nella misura in cui si pone in realzione radicalmente anarchica col principio estetico della bellezza e coi correlati produttivi che ne fanno oggetto di scambio (anche economico). Proprio oggi ho letto sulla facciata di una chiesa (dove ogni tanto ho partecipato) uno slogan che mette in stretta correlazione la bellezza con la verità. Ma quale bellezza, quale verità? Non diciamo cazzate, fratelli. Questa logica è la migliore giustificazione immaginifica per l'anarchia del capitale. L'uomo ha bisogno di verità e bellezza, non è prostituendogliele (a caro prezzo) su un piatto dorato che lo salviamo.

    Mario Bertasa

    un saluto a tutti e grazie gugl per le tue analisi!

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  9. grazie Mario per la testimonianza. E' stata una bella occasione per farti conoscere meglio.

    disento soltanto sulla critica che fai a Marx: ha sempre considerato l'arte un fenomeno difficilmente ascrivibile all'ambito sovrastrutturale.

    ciao!
    gugl

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  10. Stefano, ovvio che queste sono letture lucide della situazione politica, però il punto è che non si può liquidare la scelta politica della Lega con una osservazione sull'ignoranza. Mi trovo molto più in sintonia con Gabriele Pepe su quanto scrive: se le politiche della sinistra non vanno realmente incontro ai deboli, non è corretto parlare di scelta dettata dall'ignoranza tout court.

    La sinistra non ha capito che l'immigrazione sregolata e in ultima istanza clandestina è andata a quasi totali spese dei ceti italiani più in difficoltà. Lo si vede tutti i giorni: per l'esperienza che ne ho per casi a me molto vicini, le code all'inps, ai centri per l'impiego, financo alle liste per l'ammissione agevolata dei bambini negli asili, è testimonianza del fatto che una gran parte di immigrati passa davanti all'italiano disagiato, che ovviamente non vede di buon occhio, essendo italiano, di vedersi in questa situazione. Se è vero che anche l'immigrato è disagiato, è pur vero che l'italiano di quelle fasce economiche non naviga in buone acque e non possiamo dare la colpa di questo solo alla politica economica berlusconiana e alla mancata sorveglianza sull'aumento dei prezzi. Stiamo parlando di una infrastruttura statale che non ha più radicamento né identità: che del cittadino non gliene frega più un benemerito piffero.

    berlusconi è criticabile fino ad un certo punto, dato che ha sempre proposto chiaramente un contratto elettorale col cosiddetto ceto medio, comprendente i commercianti, che dall'impetuoso aumento dei prezzi in sequito all'aumento dell'euro ha tratto buona parte dei suoi guadagni (che peraltro, considerando la susseguente inflazione non misurata, non sono neanche così arricchenti). Il problema è non aver avuto una classe politica che per due anni, invece di fare i conti sull'equilibrio del potere e parlare di precariato dai salotti buoni e vestiti di griffe, affrontasse sul serio i problemi delle fasce disagiate. Che ieri l'altro hanno scelto la Lega, lasciando la sinistra priva di rappresentanza.

    E non me la prenderei nemmeno con Veltroni, che come Berlusconi ha messo sul piatto un'altra offerta ben chiara. Veltroni ha fatto un ottimo lavoro nel ridurre le distanze a quelle attuali.

    Il problema, come dice Luigi, è rifondare una sinistra autentica, sociale e democratica che ricominci dalle attività, dall'azione, che riporti i sindacati (se mai possibile) ad avere attenzione per chi ha bisogno (e non alle iper assistite categorie già super tutelate: mi riferisco anche agli operai, in qualche caso). Che riparta dai precari, operai e laureati, da chi non ha diritto ad un lavoro che si fregi di questo nome. Solo allora potremo riparlare di sinistra attiva, militante ed operante. Alla faccia delle ideologie e delle tanto sbandierate origini, che per lo meno quando erano tali (come valori) funzionavano. Da Di Vittorio la sinistra è passata a fare l'apologia del preservativo.

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  11. Il commento prima è firma mia, Massimo Orgiazzi

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  12. sono d'accordo su quantodici, Massimo. Anche per me prodi non ha fatto quello che serviva.

    eed è naturale che le fasce deboli italiano lamentino un diritto di priorità rispetto ai migranti (quelli che non sono cittadini italiani).

    sulla sinistra democratica, staremo a vedere. io la chiamerei, "liberalismo democratico", così da chiarire che il riformismo non vuole intaccare la natura del sistema capitalistico.

    gugl

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  13. caro mario...

    beh...pure io avrei già tirato su un bel capitale con tutti i temi che regalo ingiro all'occorrenza, se li vendessi!(prof, tu non hai sentito niente) ...ma io non cel'ho lo spirito imprenditoriale! :)

    se ti avessi conosciuto quando avevi la mia età, probabilmente ti avrei detestato!

    comunque sia... dici, "di qulcosa bisogna pur campare"...e ci si piega a novanta! ti dirò: dipende dalle cose a cui dai importanza! sarà che sono giovane, ma io non ne ho la minima intenzione! sono scelte di vita, e, come me, ce ne saranno altri! ...pochi ma buoni!

    alle volte lo si paga volentieri il prezzo della scelta di restare al margine, piuttosto di essere pedina per tutta la vita!

    io parlo della dipendenza dai massmedia come di un grosso problema per la mia generazione. in questo clima di menefreghismo e superficialità è dura guardarsi attorno e pensare: che ne sarà di me?
    quando la televisione, ti rendi conto, potrebbe essere fonte di vera e propria informazione, di cultura...e poi, invece, è utilizzata come strumento di alienazione totale... ti incazzi, è chiaro!
    oggi è la televisione... nel medioevo era la chiesa... presso l'impero romano erano i gladiatori.... e via dicendo!
    ci tengono buoni, ci distraggono... e, a farlo, sono uomini come berlusconi, in modo tale da poter gestire in santa pace i loro interessi e quelli di pochi altri! ...ma non è una novità!
    e andrà avanti così, forse, per sempre... e, in effetti, alle volte mi sento stupida quando mi sorprendo a credere che qualche cosa, prima o poi, li sveglierà tutti!

    non credo neppure che l'arte possa fare effettivamente qualcosa!
    l'arte non salva il mondo... e neppure l'individuo, per come la vedo io!
    per quanto mi riguarda la trovo un'idea inattuale e banale quella di dire che l'arte eleva!
    non so che cosa dicesse Marx in proposito, ma io dico che non ho la più pallida idea di che cosa sia l'arte, ma so che mi ha fatta sentire nella merda vera e propria più di una volta!
    l'arte non ci salva proprio da un bel niente!!! al massimo... apre una consapevolezza!
    non credo nella salvezza, ma proprio come concetto in sè e per sè!
    salvare cosa da che cosa? non ha senso...
    salviamoci da noi stessi, allora! dato che comincio a pensare che il problema sia intrinseco alla natura umana!
    l'unica cosa che possiamo fare, per quanto malamente, è guardare da fuori cercando di capire,cercando di essere consapevoli della nostra presenza, senza piegarci a novanta, come dici e, come scriveva calvino, in questo inferno, tenerci stretto chi sentiamo non esserne parte.

    bellezza... verità.... è tutto talmente relativo....
    non esiste nessun tipo di salvezza...o almeno, ne siamo lontani anni luce...
    e la prova schiacciante sono queste elezioni.
    non c'è nessuna consapevolezza, soltanto tante vite che passano, oscillando tra Maria De Filippi ed il centro commerciale, mentre, quei pochi, si spartiscono il nostro mondo, le nostre vite...

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  14. L'ho già detto: patty forever, patty president...

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  15. Niuba

    E' un ragazzo
    di colore
    è solo
    un bambino
    guarda
    sulla panchina
    ricorda il suo paese
    e un lago
    molto più grande
    i suoi occhi neri
    profondi
    continua qui a cercare
    le sorgenti del Nilo
    è scappato
    suo padre
    a mendicare altrove
    una vita per guadagnarsi
    una vita
    il bambino
    è solo
    un bambino
    che guarda un laghetto
    ai giardini
    comunali di un paese
    qualsiasi
    il paese ricorda
    un pozzo blu
    immenso il suo lago
    d'incanto
    una pozza profonda
    nera
    le sorgenti del Nilo
    un'acqua
    che non potevano
    dargli
    suo padre sua madre
    una vita.

    Da "Siamo radici d'acqua", 1996

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  16. mi rivolgo a Patty perchè, da quello che leggo, è giovane, mi pare che lo scrivi spesso.. e i giovani sono interessanti solo nel senso che è interessante quel che è giovane in noi; "non sono né giovane né vecchio ma è come se dormissi dopo pranzo sognando di entrambe queste età" scrive Eliot in Gerontion; il problema forse non è salvarsi ma esistere, almeno un poco, che comporta tentare di pensare, imparare a pensare, talvolta dire e fare qualcosa che viene dalla mente e non la rinnega in una prassi; l'arte appartiene a questo atto di dichiarazione in vita, dichiarazione alla vita; è il luogo visibile dello spirito, senza la sua prova rimarremmo in nuce, assentati; è vero che i mostri, banali, feroci, si mangiano il mondo ma non tutto; ci sono persone fondamentalmente illese, per quanto affaticate, assediate,o anche corrotte, perchè ci si corrompe, necessariamente, ma ancora integre se hanno difeso qualcosa di irrinunciabile, chiamala "decenza infinitesima", il punto su cui non cedi, non è che ci si debba piegare oltre, o che si debba porsi alla guida, convincere, si può dar corso a una micro-politica, un atteggiamneto di coerenza millimetrica e per il resto scantonare, sparire, avviarsi in un territorio sub-politico, extra-tutto, con responsabilità misteriose e intransigenti verso una certa bontà e bellezza che il mondo ha negato, frettolosamente
    paolo

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  17. sì, beh... sono giovane...17 anni... non so se la cosa sia interessante o meno! splendida la citazione di Eliot che fai in proposito...
    concordo in pieno..... no, i mostri non ci mangiano tutto, è ciò che dico anch'io, dopotutto!

    ...tu parli di coerenza millimetrica. non so se una cosa del genere possa bastare!
    secondo il mio sentire, da quel che vedo, non basta non cedere riguardo un piccolo punto della nostra vita e scantoare tutto quanto il resto.
    non sono tollerante nei confronti di persone di questo tipo.
    bisognerebbe cercare, nel proprio piccolo, di fare quel che si può, mantenenendo una coerenza un po'su tutti i fronti, credo!
    ma non mi piace parlare così... dire cosa si dovrebbe e cosa non si dovrebbe fare... non credo in morali universali... sempre valide.
    ...non vanto chissà quali sani principi, ma, alle volte, mi sembra che il mondo proceda in maniera talmente assurda...verso un baratro di autodistruzione con una tale frenesia, che mi spavento e vorrei fare qualcosa.

    l'arte come dichiarazione alla vita... il luogo visibile dello spirito... certamente!
    ma non è soltanto questo... è che tocca, alle volte, alcune corde talmente profonde...o sfiora la pelle in un tale brivido che non la puoi definire. non me la sento di farlo.
    ti rende consapevole della vita che ti circonda, della vita che porti... ma anche della non vita che vivi e della vita che non vivi...ti tira dentro e ti spinge fuori...nello stesso istante...è troppe cose. non so dire.
    è che... è cosa talmente lontana, eppure ci appartiene.

    il massimo è quando la senti aleggiare nell'aria come un'essenza effimera... esistono momenti in cui la vivi... sono i momenti che lasciano quanto poi ci resta.

    un CIAO,Paolo!

    Patty!

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  18. ha senso oggi parlare di destra e di sinistra? hanno senso tutti questi discorsi da intellettuali? quello che ha senso è mettere insieme il pranzo con la cena perchè in italia siamo diventati poveri, fa impressione vedere che nel mio ufficio molti hanno cominciato a rollarsi le sigarette. ho brutti ricordi del governo passato, ricordo l'indulto, le pensioni (io prima potevo andare fra 4 anni, ora ce ne vorranno sei) e tutti questi discorsi sullo stato laico e sui pacs, pacspacs e solo pacs come se la sopravvivenza degli italiani fosse dipeso da quello. E se lussuria dovesse andare a fare pipì nel cesso delle donne o in quello degli uomini. La gente è stufa di tutto questo, la gente vuole MANGIARE, vuole VIVERE!!!! e poi i comunisti veri non esistono più, ora vestono firmato e hanno le barche grosse, alla faccia dei poveracci, sono come i sindacalisti che nei posti di lavoro difendono solo quelli che non lavorano perchè i primi solo loro a non lavorare. sono anni che ho stracciato la tessera della uil. a.

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  19. Antonella, la gente ha bisogno di mangiare e di pensare, lo sai bene.
    Con il solo cibo si ottiene il controllo sulle coscienze, ma il pensiero senza cibo non è possibile.

    Sempre saggie le parole di Paolo e sempre vitalissime quelle di Patty.

    Saggia anche la poesia. africana?

    gugl

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  20. la poesia l'ho letta negli occhi di un bambino

    roberta de thomasis

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  21. fatto bene a farcela conoscere

    gugl

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  22. ATEI? ALTROCHE’!

    Sabato 19 aprile h 18.30, prendendo spunto dall’infuocato libello di Arno Schmidt Ateo?: Altroché! (a cura di D. Borso e D. Pinto, Ipermedium ed.), conversazione con i filosofi Dario Borso ed Emanuele Ronchetti sulle ragioni dell’ateismo.

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  23. [dimenticavo di dire dove]

    LIBRERIA UTOPIA
    VIA MOSCOVA 52 MILANO
    0229003324
    libreriautopia@tiscalinet.it

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  24. appunto, for me non esiste più la destra e neppure la sinistra, per fortuna. le ideologie sono scomparse, così il pensiero assoluto, lo dice anche il tuo adorno. da parte mia sono "casinista" e sono contenta che la sinistra radicale sia scomparsa così smetto di aver paura delle persecuzioni e dell'intolleranza religiosa :-) a.

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  25. Cara Antonella io non sarei affatto felice se scomparissero i credenti al contrario di te che sei contenta della sparizione della sinistra. Se parlassi con qualche trans o gay invece di etichettarli come figli del demonio forse ti accorgeresti di chi è veramente l'intollerante. E poi non venirmi a dire che in sicilia votano Lombardo o Cuffaro perché hanno fame.
    Sempre con stima e il massimo rispetto.
    pepe

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  26. non sono sicuro che le ideologie siano scomparse. sono diminuite le idee, piuttosto :-)

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  27. omosessuali etichettati come figli del demonio? ho detto questo? :-) mi pare proprio di no, proprio di no. non faccio discriminazioni di sesso o di religione, o di appartenenza politica, rispetto le persone. sono, per cultura e tradizione, in quanto siciliana, una persona tollerantissima, affermare che sono contenta che un tal partito non abbia passato lo sbarramento non mi pare sia discriminante o offensivo un partito penso non sia paragonabile ad un credo religioso, o no? a meno che l'ideologia marxista non sia un credo, non sia per fede che si è di sinistra. comunque è la lega che ha preso un sacco di voti, tutti voti di gente che prima votava comunista. e la lega i voti li ha presi tutti lì sopra. quindi...i conti sono presto fatti e i risultato è evidente. ma chiudo qui lungi da me l'idea di voler convincere qualcuno, e di aver detto qualcosa di intelligente o di nuovo, o di non banale, esprimevo le mie piccole ideuzze. chiudo qui sperando di non aver disturbato troppo la discussione che mi rendo conto essere ad alto livello. con simpatia stima e rispetto per tutti, nessuno escluso. una buona serata a.

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  28. l'economia globale ad alta tecnologia sta superando il concetto di massa lavoratrice. le imprese multinazionali hanno cominciato ad eclissare e mettere in sordina il potere delle nazioni,esercitando un potere di controllo senza pari sulle risorse mondiali, sui serbatoi di lavoro, e sui mercati.l'informazione e la comunicazione, sono le materie prime della nuova economia globale
    ad alta tecnologia.
    la perdita di importanza del ruolo della massa lavoratrice e dei governi centrali rispetto al mercato, porterà ad un ripensamento radicale dei contratti sociali e degli individui.

    questo è sufficiente a farmi credere che non più il tempo delle ideologie precostituite.
    penso ci debba essere una frantumazione netta delle stesse.
    al centro devono tornare le idee e le idee fanno l'uomo libero ed aperto al confronto

    dici bene ste'
    imparare a distinguere tra idee ed ideologie...ecco penso che questo sia un primo grandissimo passo

    .tonino vaan

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  29. ho la straordinaria fortuna di conservare nella mia libreria un libro introvabile, se non in certe grosse biblioteche pubbliche, Edizioni EBE (Roma 1971), “Note sul teatro politico” di Cino Capitanio. Non ho altre notizie di questo eruditissimo studioso del teatro (e di fatto dimenticato, in rete non ve n’è traccia, se non nel catalogo OPAC della Bibl.Naz.di Firenze), anni fa non si usavano evidenziare i curricula degli autori su alette o quarte di copertina, ecc.; so solo quindi che ha scritto tale straordinario e illuminante saggio, 230 pagine fitte fitte, un caposaldo per me nella concezione della natura politica del teatro (e con pochi passi in estensione, dell’arte tout-court). Le idee che in tal senso ho espresso nel mio precedente commento nascono anche da lì.
    Uno degli snodi capitali del pensiero di Capitanio è appunto sulla distinzione idea-idelogia. E scrivere nel ’71 “è indispensabile abbattere il moloch delle ideologie (…) conta che tutte le ideologie debbono essere spazzate via”, beh, era anche, come dire, profetico… Il fallimento di un teatro politico fondato su basi ideologiche è la tesi che Capitanio correda di ampie dimostrazioni. Sì è vero, la salvezza dell’uomo, intima e innegabile aspirazione, fondamento di una prospettiva di non sottomissione dell’uomo all’uomo, può anche essere al contrario strumentalizzata e ideologizzata… Quindi si riparta da qui, come suggeriscono gugl e Tonino Vaan (sì gugl, fai bene a correggermi, però devi riconoscere che quello che tu citi è “marxiano”, cioè un pensiero contenuto nei testi di Marx, mentre la mia profe di filosofia al liceo, “marxista”, mi ha insegnato esattamente quello che ho scritto; e anche un grande estetologo di matrice marxiana come Lukàcs, che pure contestò duramente il controllo della politica sull’arte, e che pagò di persona per il suo appoggio alla rivoluzione ungherese del ’56, quando era ministro della cultura, non è mai stato abbastanza chiaro se propendesse per un’interpretazione determinista della dipendenza dell’opera d’arte dalle circostanze storiche e materiali entro le quali è prodotta, e di cui al limite può porsi come coscienza, o per una dimensione in cui l’autonomia dell’arte può essere luogo di azioni trasformative della, machiavelliana, “realtà effettuale”).

    Io mi occupo di arte, e anche se in passato ho fatto vari mestieri, compreso il facchino (in r.a. semplice!), sento che oggi penso e faccio politica solo a partire da lì. Quindi, per esempio, non voto Lega perché contesto la strumentalizzazione che fa del revival della “celtic culture”, perché la sua spinta identitaria ha leso la dignità delle mie radici, perché il suo dialetto NON E’ il mio dialetto, o perché ai clandestini che dormivano in stazione ci sono stato insieme e ho provato a metterli in contatto con qualche struttura che li potesse aiutare, sfamare, scaldare (anziché prenderli a randellate come è successo ad alcune donne Rom incinte a Milano nello sgombero di un paio di settimane fa). Se fossi invece un operaio del comparto tessile avrei da anni (DA ANNI, sottolineo, non da un paio di settimane – ma vedete come le analisi politiche dell’oggi si fondano spesso su una spaventosa assenza di prospettiva storicistica?) avrei, forse, da anni fatto come tanti miei conoscenti e parenti che lavorano in una delle più leghiste valli della bergamasca, e i cui riferimenti non erano soltanto la DC conservatrice, ma anche la cosiddetta sinistra democristiana (Moro, Martinazzoli, Goria, ecc.), i cui eredi oggi sono ne PD di Veltroni. La lungimiranza di una classe politica, la qualità di un grande statista, si misura anche dalla capacità di analizzare i fatti, prima ancora che dalla necessità di stabilire programmi e piattaforme operative in base alle tendenze dell’opinione pubblica.
    Antonella, posso essere d’accordo sui limiti di un atteggiamento intellettuale di fronte ai problemi concreti (e ti assicuro che, vivendo di teatro, fare la spesa non è mai per me una questione che si può affrontare con una certa manica larga), ma vorrei ricordare che certi fatti, come l’espulsione di tanti intellettuali e poeti e scrittori dal vecchio P.C. (Fortini, Calvino, ecc.), in nome del “realismo operaista”, alla lunga si pagano. Anche con le soglie di sbarramento. E non sarà certo con una ventata di neo extra-parlamentarismo che questi debiti potranno essere estinti.

    Che cos’è l’arte, Patty? una definizione, forse, tante definizioni, meglio, si possono cercare e discutere. Ma non è questo il punto! Il punto è la PASSIONE per l’arte (professione, guarda caso, si dice anche a proposito di una totale dedizione ad un credo). “Gli uomini di teatro amano talmente la loro professione”, osserva Capitanio, “che anche soltanto supporre che un attore (…) faccia l’attore con la mentalità dello statale, cioè per sbarcare il lunario, significa non soltanto supporre l’assurdo, ma non conoscere per niente il mondo del teatro”. Non è già questo, forse, un grimaldello per grattar via un po’ di argilla dai piedi dei giganti dell’economia mondiale (poca davvero, ma sono d’accordo con Paolo, sempre meglio un infinitesimo che niente)? Certo, non è facendo marchette (e anch’io ne ho fatte, finché un anno fa mi sono rotto e ho mandato tutti aff…) che un artista può immaginare di poter conseguire questo scopo (e prima o poi riuscirò a brancare un autore della De Filippi, con cui facevo teatro di strada vent’anni fa, e a dirgliene quattro).


    Quindi l’artista che, per esempio, non tiene conto di un’analisi lucida (grazie Tonino!) dei processi di globalizzazione in cui è coinvolta direttamente l’arte in virtù della sua funzione comunicativa, oltre a piegarsi a novanta, continuerà a contribuire all’idea che con l’arte non si cambia una virgola il mondo. Già, perché con la politica che cosa stiamo cambiando in questi giorni in Italia?

    Propongo a Patty e a tutti quelli che come lei hanno ancora voglia di non vendersi per un piatto di lenticchie, un patto inter-generazionale, che inizi sfoltendo dal nostro linguaggio ogni frase che induca ad evidenziare differenze qualitative fra giovani, meno giovani, più anziani, e balle varie.
    Scriveva il poeta Miro Silvera in “Arti e misteri” (Marco Y Marcos, 1990) che una generazione ha sempre il desiderio (non consapevole) di ammazzare la generazione che le succederà nel tempo. Ciò è consentaneo alla sopravvivenza del sistema. Esattamente come instaurare distinzioni fra poeti emergenti e non. O come, da parte dei poeti della generazione che ha preceduto la mia, fare leva su quella che ha seguito la mia, con il latente obiettivo di controllarne una per far fuori l’altra. Sedurre e allettare le voci giovani della poesia italiana non è forse della stessa pasta del format di “Amici” (ex-“Saranno Famosi”) della De Filippi?

    Bertasa furens

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  30. Mario sei un fiume salutare. Leggerti è un vero piacere. E sono d'accordo con la tua analisi politica.

    Grazie Vaan per l'intervento. A me sembra, però, che la globalizzazione aumenti di molto il mercato del lavoro. Voglio dire: in italia mi pare ci siano quasi 8 milioni di salariati. Se molti votano lega o berlusconi è perché la loro condizione non è sufficientemente garantita dalle sinistre.

    Il problema, però, è quello di riuscire a programmare uno sviluppo sostenibile a lungo termine: 30-40 anni. Se non facciamo così, non c'è futuro.

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  31. Il senso tragico non è nella trita sparizione dell'ideologie, ma in quella tetra di sparizione delle idee.Abbiamo permesso il divenire di una cultura avvolgente che ci cullasse con le illusioni di benessere e perso, il senso della rinuncia, ci siamo crogiolati in una cultura remissiva e penitenziale della sconfitta certa . Pensieri deboli, ma non alla Vattimo, solo scoloriti..un caro saluto
    alessandro assiri

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  32. sì, le responsabilità sono a più livelli. Più che alla rinuncia parlerei di assunzione diresponsabilità, mapeer gfar ciò civuole appunto un progetto a lungascadenza che abbia nella ricerca scientifica, nella scuola e nella politca una sinergia che ora manca.

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  33. per la sinistra /e non solo italiana/ l'89 è solo una data. oggi la'sinistra' è un discorso indefinito che non sa /più?/ leggere il suo intorno.
    una 'sinistra postmoderna' (sic!), dove tutto vale.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  34. credo sia possibile una sinistra postmoderna, ma non con troppo disinvolto interclassismo alla sturzo riportato nella dimensione urbana, come fa Veltroni.

    E comunque non che parte dalla demagogia.

    Ciao Alessandro.

    gugl

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  35. una sinistra che ragioni con la 'ragione' e non con slogan e /concordo con te Stefano/ con demagogie varie.
    purtroppo queste ultime sono quelle che ci siamo dovuti sopportare.

    un abbraccio

    ag

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  36. già.

    buona settimana.

    gugl

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