lunedì 29 ottobre 2007

‘Ali Ja‘afar al-‘Allaq

Inizia con questo post la collaborazione di Ramona Ciucani a Blanc de ta nuque. Collaborazione preziosa e che si affianca, sul piano della lingua araba, a quella che Anila Resuli svolge per la poesia albanese contemporanea.
Credo sia importante, in un periodo dove la guerra sembra l'unico codice sopravvissuto in molti Paesi del sud, tenere vivo il canto dei poeti, il loro codice davvero straniero, davvero in grado di testimoniare la civiltà di un popolo.


I testi del poeta iracheno Ali Ja‘afar al-‘Allaq, qui tradotti per la prima volta in italiano, sono pubblicati sulla rivista palestinese al-Karmel (2006, n. 88/89 estate-autunno, pp. 138-44. http://www.alkarmel.org/) diretta da uno dei maggiori poeti arabi contemporanei: Mahmud Darwish.


L’anno nuovo

Segugi i suoi giorni,
trafelati mi scorrono addosso, che giorno è?
Che anno è?

Poi,
ubriaco me ne vado,
mantello e sconfitte sulle spalle.
Come chi è andato e tornato?
...Come chi ha sciupato due beni al contempo?
...Senza incontrare il proprio esilio nell’esilio,
...né la propria patria?

Chi è la preda? Chi il cacciatore?
I secoli mi hanno attraversato leggeri?
O forse un anno è come una tartaruga
insanguinata? Come mille
...anni?


[Tit. orig. al-Sanah al-jadidah]




L’ultimo dialogo

Inquieto lo osservavo.
........Prendeva a braccetto la sua solitudine
........e camminava…
Che notte sarebbe arrivata?
Quali esiti gli avrebbe provocato?

Lo seguivo mentre partiva per sogni
letali, mi scrutava: io
........fermo tra due dolori…
i nostri giorni frantumavano
........il nero carbone;
gli domandavo: è il dialogo dell’inizio, amico mio,
........o quello finale?

Sollevava il bastone
alle nuvole, passava infranto
chiedendomi: mio tenero infranto,
.......ti sei stancato di camminare come me,
.......o inganno era il tuo sogno
.......d’acqua, mio infranto?


[Tit. orig. al-Hiwar al-akhir]




Hammurabi

Dove vai? Ogni vento
s’è placato, e ogni notte
è arrivata al suo termine

Eccoti,
voglio dire: chi sei?
................Un vecchio che fissa il pozzo
................dei suoi giorni, poi si alza:
.............................lo guida
................la luce delle bare o lo scroscio acclamante
................delle acque?

Eccoti,
voglio dire: cosa sei?
................Un carro armato che vomita
................teso presso l’obelisco,
................e fiuta con le unghie nere
.................................l’inchiostro dell’idolo…




Poesia famigliare

Quando l’autunno mi predisponeva
alla sua amicizia, gli ho detto:
..................eccole arrivano con le nuvole,
..................cariche di frutti, elargisci dunque in abbondanza i tuoi doni.
..................Entrambe
..................ripartiranno le nuvole delle loro mani sui
..................miei scritti, o sulla
..................mia solitudine futura,
..................così gli ho detto…

Le poesie s’innalzano dolenti,
e le pernici volano, caldi
fazzoletti, sui monti.
Così
...............il contrario esce dal suo contrario:
...............una tigre splende come allodola
...............o gazzella,
mentre io vacillo, cedendo
ancora agli sciami della mia rima,
le mie due figlie arrivano calde con le nuvole
e la rima:
una stagione per la nostalgia e per la vigoria.

Eccole: pioggia
..............è scoppiata in due nuvole.
Eccomi: resti ubriachi,
..............d’un tratto, come il tatuaggio delle mani
..............e pernici ubriache che si dileguano,
..............la mia nostalgia le ha riempite entrambe…
.....................................................entrambe….


[Tit. orig. Qasidah ‘a’iliyyah]




La poesia

Come una femmina avverte
l’inizio della pioggia, o un ramo
si distende, adagio,
.........................nell’oscurità
così…
...o maga babilonese,
......hai accettato: dei e folli
..............che concordano su di un vino
..............maturato ai bordi
..............................della parola…


[Tit. orig. al-Qasidah]




Popolo

Popolo
d’angoscia insanguinata: oppresso
dalla propria vita. La devastazione lo chiama, ha
una pazzia al giorno, quella è la sua saggezza:
...........................lo solleva la fame
...........................o, piuttosto, il malcontento.
È un monito?
Non capisco. Letali fantasie
lo spingono avanti? Ha
una stella che lo illumina senza fatica?
...................Ha cenere,
............................memoria,
.....................................o scintille?

………………………..

Nel suo spirito cresce
sabbia o pioggia?


[Tit. orig. Sha‘ab]





‘Ali Ja‘afar al-‘Allaq è nato in Iraq, si è laureato a Baghdad nel 1973 e nel 1984 ha conseguito il Dottorato in Critica e letteratura moderna in Gran Bretagna. Ha insegnato nelle università di Iraq, Yemen ed Emirati Arabi. È stato capo-redattore delle riviste irachene al-Aqlam e al-Thiqafah al-‘ajnabiyyah e consigliere del Direttore dei Teatri e delle arti popolari in Iraq. È stato membro dell’Unione degli scrittori arabi, dell’Unione degli scrittori iracheni e dell’Associazione di critica letteraria irachena. Numerosi sono i suoi contributi critici e le sue pubblicazioni in arabo e in inglese; tra le raccolte di poesia ricordiamo: Watan li-tuyur al-ma’a [Patria per uccelli d’acqua, Bagdad 1975], Shajar al-‘ai’lah [Albero di famiglia, Bagdad 1979], Fakihat al-madi [Il frutto del passato, Bagdad 1987], Ayyam Adam [I giorni di Adamo, Bagdad 1993] e una silloge tradotta in inglese Poems (1988). Il più autorevole supplemento letterario arabo al-Ahram Weekly On-line (17-23 April 2003, n. 634) ha detto di lui:
“… appartiene alla seconda generazione di pionieri della poesia araba moderna, sull’onda di Nazik al-Mala’ika, ‘Abdel-Wahab al-Bayyati e Badr Shaker al-Sayyab. La sua poesia testimonia la trasformazione di una voce nazionale orientata a esprimere e sperimentare i temi dell’esistenza individuale...”.



Ramona Ciucani è nata a Macerata e si è laureata in Lingua e letteratura araba a Venezia. Sta terminando la traduzione del romanzo Il gioco dell’oblio (Mesogea) dello scrittore marocchino Muhammad Barrada.

16 commenti:

  1. Grazie per questo splendido dono, Stefano, e grazie anche a Ramona Ciucani che sicuramente ci proporrà altre perle del genere.

    In questo caso, prima ancora di leggere, a garantire il valore della proposta basta la firma di Mahmud Darwish, uno dei più grandi poeti viventi, secondo me.

    Ho avuto il piacere di conoscerlo di persona, e ti assicuro che anche uno scambio di battute di pochi minuti è un'esperienza indimenticabile.

    Grazie ancora, sperando che questa tua nuova rubrica sia sempre più seguìta.

    fm

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  2. Grazie a te Francesco per la testimonianza. Credo che l'arabo sia una lingua musicale, lo sappiamo quanto deve alle sonorità coraniche; tradurlo in una lingua, musicale sì, ma differente come la nostra, è una scommessa che Ramona sta cercando di realizzare. E' alle sue prime esperienze di traduzione e spero che, appena può, ce ne racconti le difficoltà.

    gugl

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  3. bella l'inziativa. notevole il poeta e un grazie alla traduttrice /che ci dica qualcosa sul lavoro sonoro, per favore/.
    io condivido il mio ufficio con la professoressa /amica/ di filologia araba e vi assicuro che è una meraviglia ascoltarla al telefono.

    un abbraccio

    p.s.Stefano, da fm ti dico perché... "gli altri". ciao

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  4. caro Alessandro, mi raccomando: la prossima volta firma :-)

    Ramona in questi giorni credo sia senza collegamento internet. Ma appena può risponderà senz'altro.

    gugl

    ps. ti ho risposto da fm.

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  5. diamo la colpa al fatto che sto preparando la lezione di oggi...

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  6. Grazie a voi per la calorosa accoglienza e ospitalità riservata alla poesia araba, iraqena in questo caso.
    è il mio primo tentativo di traduzione poetica e devo ringraziare Stefano per avermi incoraggiato.
    Purtroppo la mia traduzione non riesce a rispecchiare completamente la musicalità, che spesso l'arabo affida alla ricerca di allitterazioni, rime, omofonie, ripetizioni,troppo pesanti però per il gusto italiano.
    In generale ho cercato di mantenere il più possibile la sonorità di certe immagini e le scelte poetiche nella costruzione dei versi.
    So che agli addetti ai lavori queste affermazioni sembrano abbastanza ovvie, ma la sfida traduttiva si risolve nell'effetto che suscita nel lettore... a cui sono molto interessata.

    Per Darwish non posso che concordare.

    ramona

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  7. grazie Ramona per i chiarimenti.

    mi pare che l'effetto ci sia stato. Avresti un esempio, magari tratto da questi versi, per farci capire l'eccessiva percussività musicale dell'arabo?

    gugl

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  8. cara Ramona, mi sembra ottimo quello che hai fatto sul suono. la traduzione rispecchia un'altra musicalità -quella italiana- in fin dei conti noi lo leggiamo in italiano e da quella lingua e da quel suono che formiamo le nostre senzazioni.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  9. A proposito della percussività araba un esempio è sicuramente la ripetizione di 'infranto' alla fine della Poesia famigliare, l'ho mantenuto quasi fedelmente per rispettare l'intento dell'autore: ossia sottolineare le delusioni dei due protagonisti e metterle in parallelo, universalizzandone il senso.
    Oppure penso alle rime, di cui, però, sono riuscita a mantenere solo nostalgia e vigoria con una buona sonorità in italiano.
    Purtroppo per rendersi conto della musicalità o delle sfumature percussive bisognerebbe leggere i versi arabi.

    ramona

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  10. ...scusate l'esempio citato è ne "L'ultimo dialogo"!!

    ciao
    ramona

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  11. ...dimenticavo... "A che cosa pensa la sera?" resta sempre e comunque straordinario! Patty

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  12. perdono, ho commentato nel post sbagliato, il commento qui sopra andava nel post precedente! perdonatemi, sono svampita! Patty

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  13. Non ci si pente mai ad entrare qui.
    Ciao
    Pat

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  14. Ramona è una rosa del deserto. Parliamo da anni di poesia, soprattutto nelle notti di maggio in proincia di macerata o nella biblioteca di mogliano. Buona avventura

    Alessandro Seri

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  15. Grazie Alessandro. Se ho conosciuto Ramona lo devo a te.
    Grazie dunque.

    gugl

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