venerdì 15 giugno 2007

raccomandiamoci!


ciao (nome del poeta a cui si sta rivolgendo),
zitto e mosca, questa comunicazione tra me e te non è mai esistita.

Sai che curo il concorso.(nome) con (nome di un altro noto poeta, giurato) per la (nome dell'istituzione che indice il concorso) e ci sarà una pubblicazione con (nome della casa editrice), ed è un lavoro massacrante, specie per le poesie che ci-mi stanno mandando.

IO avrei davvero piacere che tu fossi finalista e incluso nel libro (nome della pubblicazione)

Che ne dici se tu inviassi una poesia a (indirizzo del concorso)
come se stessi rispondendo spontaneamente al concorso indetto?
occhio, chiudono le date il (data di scadenza) quindi bisogna mandare entro quella data!!!!!

Fammi sapere e ancora una volta, acqua in bocca. Se si viene a sapere che piloto gli invii mi attaccano per le palle.

P.S. complimenti x l'inclusione in (nome del libro).
(nome di un poeta famoso) dice che scrivi da dio.

(segue firma del noto poeta componente la giuria)

21 commenti:

  1. questa lettera è stata spedita a più concorrenti e comunque non a me. Ringrazio chi me l'ha fatta conoscere.

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  2. ahahahah
    qualcuno mi aveva detto che il mondo della poesia è spesso e volentieri peggio di altri, ma a questi livelli ne dubitavo!
    scusa ma mi viene troppo da ridere... che pena!
    probabilmente mancano i partecipanti?

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  3. coraggiosa, giusta, ironica, divertente denuncia del malcostume dei concorsi di poesia.

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  4. a guardar bene, non è peggio di altri mondi. almeno qui non si parla di bustarelle e scambio di favori, tantomeno di minacce eccetera.
    rimane il fatto che il sogno di essere giudicati con imparzialità è assai improbabile. E ciò, non da adesso e non solo nei concorsi di poesia.

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  5. A me sembra un amo per pesci, cioè un modo di contattare poeti di chiara fama (e divina scrittura) e con la scusa di elevare il livello dei testi in concorso, (ventilando a questo punto ovvia ammissione in selezione finale) indurli a partecipare.
    Ciò prova l'autoreferenzialità di quel mondo, la mancanza di coraggio dei giudici a trovare propri, originali, (anche mutevoli, se si vuole) riferimenti di valutazione dei testi, autonomamente e in valore assoluto, fidandosi cioè del proprio gusto, esperienza, sensibilità.
    Credo che spieghi anche molte altre difficoltà del mondo poetico...ma non intendo farne un'analisi. Di certo qualcuno che c'è dentro la saprebbe condurre meglio di me.

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  6. forse sono entrambe le cose: il prestigio di un concorso si vede anche dai nomi dei concorrenti; tantisismi vanno a capo, pochissimi scrivono poesie.

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  7. se un concorso deve promuovere la poesia in generale non è poi questo gran male: diciamolo, un agone di poesia non ha veramente senso... sarebbe meglio parlare di confronti o rassegne, ma l'assegnazione di un premio poetico non sono i 100 metri piano, con uno più forte degli altri... poi spesso capita che il genio esca tardi, senza aver ricevuto danni da queste manipolazioni.
    A parer mio il concorso serve più ad attirare i media per creare interesse, vincere o perdere è molto secondario... e lasciamo stare il discorso sui premi in denaro, perché se chi partecipa lo fa per quello non è un poeta!
    ciao,
    alessandro

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  8. alessandro, apprezzo il tuo idealismo, ma io i premi li faccio proprio per i soldi. Quando avrai uno stipendio da insegnante e tante cose in mente da fare, oltre che una famiglia, capirai. :-)))

    gugl

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  9. ma il prestigio è più connesso alla qualità o alla conoscenza, consegue maggiormente alla verità o all'apparenza?

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  10. Stefano, non circolano bustarelle perché siamo ai margini del profitto e della produttività, altrimenti sarebbero circolate anche lì.
    Ognuno fa tanto danno quanto il posto di potere che occupa gli consente.
    Quindi che non circolano bustarelle per me non è un alibi. Detto ciò, sono d'accordo con te sul fatto che il mondo della poesia non è diverso dagli altri mondi. Ha tutto il buono e il marcio così come ce l'ha ogni altro ambito sociale.
    Ma nemmeno questa deve essere una giustificazione. Che vale la conoscenza e l'apparenza è un dato di fatto.
    C'è più onore a tenersi ai margini che a volersi insinuare in qualche modo. C'è chi non sarà d'accordo, ma ovviamente ognuno è libero di scegliere la sua strada.

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  11. che i poeti non siano santi, bensì navigatori, come ben dimostra la rete, non ci sono dubbi. e poi, in effetti, l'uomo è un animale in caccia (del pane, del potere, della carne, del verso giusto). La temperanza qui è una virtù, ma non vorrei alimentare vocazioni claustrali, che poi preda e cacciatore coincidono.

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  12. ecco, ques'ultimo scambio di battute è bellissimo.
    bravo Voc e anche Stefano :))

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  13. vi potrei dare la mia esperienza spagnola; a differenza di quella italiana in spagna sì girano molti soldi intorno alla poesia (non chiedetemi come fanno perché ancora cerco di capirlo, c'è comunque molta politica reale -sic!- intorno), comunque, i premi in spagna sono già dati tutti prima, non si leggono niente (ovvio), tra favori sessuali (etero e omo), pressioni politiche di partito, amicizie da nicchia e un lungo eccetera... come salvarsi? semplicemente pensando che i premi sono una cosa e la poesia è un'altra.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  14. oltre che i soldi fanno comodo quando si vincono una si sente meno scema, nel senso che puoi giustificarti (quasi fosse una colpa) con quelli che non scrivono poesia e non capiscono perchè lo fai (in verità neppure io) insomma dici lo faccio per soldi e a quelli sembri meno folle. più normale in un mondo dove tutto si fa per soldi. tutto o quasi e nel quasi sta la salvezza. buona notte antonella

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  15. secondo me non si deve aver paura di esser giudicati pazzi perché si scrive non per denaro... tutto ruota attorno al denaro, anche l'"arte", ma non è più arte. Pensate ai romanzacci che circolano oggidì, scritti seguendo statistiche, ipercommerciali... Questo è ciò che sfanno i soldi l'approvazione delle masse. Forse la poesi è troppo 'chiusa', ma almeno si deve ancora svendere. Ripeto: se si partecipa ad un concorso per il premio in denaro, è meglio investire in borsa o qualcosa del genere...
    spero che nessuno si offenda, ma mi sembra che pure i poeti mi diventino capitalisti.
    ciao,
    alessandro

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  16. forse mi sono lasciato un po' trasportare, ma rimango della mia opinione: i soldi rovinano l'arte.

    @ gugl: tu mi dici che capirò quando avrò dei figli, ma io non credo proprio, perché penso che sarebbe sbagliato cambiare idea.
    ciao,
    alessandro

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  17. certo che dalla spagna, che ho sempre pensato molto mediterranea (nel senso di istintiva), non me lo sarei mai aspettato.

    anch'io, come antonella, sento che gli altri capiscono meglio questo mestiere quando almeno chi lo pratica non ci rimette. In verità, economicamente ci rimette sempre (vedi pubblicazioni). Alessandro, la tua idea è nobile. Se potrei permetterlo, sono sicuro che la rispetterai. In ogni caso, anch'io scrivo gratis, di fatto sempre. E tuttavia, come ho già detto in un post di qualche mese fa, se qualche recensione o articolo mi fosse pagato (dall'editore), lo riterrei una cosa giusta.

    ciao Ali, grazie per la benevolenza.

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  18. Non dico che non si debba essere pagati a priori, semplicemente che non è rilevante ai fini dell'arte.
    Per un articolo il discorso è un po' diverso...
    se pubblichi un libro di successo, poi, è giusto esser pagati, altrimenti il denaro va a qualcuno di peggio, ma il guadagno non deve essere l'obiettivo...cmq nei concorsi il premio in denaro mi sembra piuttosto irrilevante.
    Poi non disprezzo il lavoro fatto per guadagno, ma non c'entra con l'arte, si può anche scrivere per soldi, ma il prodotto, di solito, è una ciofeca da consumo...
    ciao!

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  19. sì, forse non ci siamo capiti: quando scrivo non penso; quando penso ai soldi, non scrivo; non scrivo per i soldi, ma penso che siano da ascrivere a chi pensa.
    Sei d'accordo, no?

    gugl

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  20. caro Stefano, la spagna è un paese latino, quindi familista ed endogamico, quando ci sono premi con 18.000 euro per un libro inedito, ti assicuro che vedi dei movimenti che di poetico hanno ben poco. per quanto riguarda articoli o saggi o recensioni, (io ormai in italia faccio poco o niente), in spagna o in germania ti pagano. non è forse un lavoro?

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  21. infatti amch'io sono per la pecunia, se c'è lavoro.

    in effetti, premi da 18.000 euro fanno gola anche a chi può permettersi di pagare un poeta affinché gli scriva un verso buono.

    gugl

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