venerdì 6 aprile 2007

cellulari a scuola


A proposito dell'immagine maledetta degli adolescenti che infestano le scuole italiane, secondo l'ottica, povera, dei media e di molti politici italiani, io chiedo anzitutto ai proff.:
- Proibendo l'uso del telefonino in classe, deresponsabilizziamo gli adolescenti, evitando tra l'altro di chiederci come mai, durante le lezioni, i ragazzi hanno meglio da fare che ascoltarci? Forse le nostre lezioni sono noiose o, peggio, inutili sotto il profilo educativo e/o conoscitivo?
- In ogni caso, proibirlo tout court in tutto lo spazio scolastico non rientra nella generale fascistizzazione della scuola, dove, all'esempio, si preferisce il divieto?
- Perché poi, i proff, li usano lo stesso nel medesimo edificio? (ciò vale anche per le sigarette). l'autorità non concide con l'autorevolezza, anzi: più cresce la prima, meno impegno c'è per realizzare la seconda.
- Perché non cominciamo ad interrogarci su che cosa vogliono dirci i ragazzi quando mettono in piazza i nostri panni sporchi? E ancora: a chi si rivolgono?

- Chi ci guadagna a scaricare il processo educativo e formativo degli adolescenti tutto sulla scuola? Ma almeno, su questo punto, siamo tutti d'accordo;
- La paura per l'uso a videocamera del cellulare nasconde il nostro umanistico disprezzo e la nostra incompetenza per la tecnologia?
- Quanto pesa, nel bullismo, la depressione in cui vivono i ragazzi, dovuto spesso a famiglie in cui ciascun adulto ha in mente soltanto la professione?
- E quanto pesano, nel bullismo, i miti della civiltà dello spettacolo, che vengono assorbiti acriticamente dai ragazzi proprio perché in cerca di un'identità vincente?
- infine: perché stiamo zitti di fronte a tanto sfacelo?
- E aggiungo: chiaro che la svogliatezza e la sciatteria di alcuni (molti?) nostri colleghi e dei nostri parlamentari (di cui vediamo, per fortuna, l'operato attraverso l'occhio crudo della TV) sono legatissime al comportamento incivile dei nostri studenti; e chiaro che i messaggi mass-mediali quasi esclusivamente mirati a formare clienti ed elettori toglie ai ragazzi il pane per crescere bene.

10 commenti:

  1. l'autorità non concide con l'autorevolezza è una frase che condivido molto come in generale
    tutta la posizione espressa qui

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  2. è la prima cosa che dove imparare che ha potere.

    ciao.

    gugl

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  3. A volte la tragedia della scuola coincide con la tragedia di chi vi insegna: tranne i casi di alcune perle,ci sono docenti che non hanno un reale e diretto rapporto con la propria materia, che diventa riduttivamente e scolasticamente "la materia che insegnano". Oppure non hanno interesse verso i processi educativi e la didattica. Anche ciò contribuisce, a mio avviso, a rendere la scuola un contenitore di diseducativi rituali da officiare (l'interrogazione, il giudizio, le ore svolte..)e pratiche da completare. Dove si colloca l'autorità? Che valore c'è in tutto ciò, sia per l'insegnante che per l'allievo? Ma poi, come può il docente ideale -appassionato alla propria disciplina e a cui stia a cuore l'educazione- vivere bene, da solo con i propri mezzi? Che fatica! Ciao, Alessandra Conte

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  4. cara Alessandra, ciò che dici è vero soprattutto per gli insegnanti veterani o che hanno un doppio lavoro. Per fortuna, i giovani sono più motivati. Che fatica, comunque!!!

    ciao e buona Pasqua.

    gugl

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  5. Incollo un pezzo uscito su un blog politico forse è troppo duro e di parte ma credo che contenga alcuni elementi su cui forse è bene riflettere.
    pepe

    LETTERA APERTA AI GENITORI DEI COMPAGNI DI CLASSE DI JONATHAN

    Cari "italiani brava ggente", alcuni bravi ragazzi (i vostri figlioli sono bravi ragazzi per definizione), hanno istigato al suicidio un loro compagno di classe; gli altri, la "maggioranza silenziosa", ha lasciato fare, senza emettere un fiato. Stessa genìa di quei bravi ragazzi che picchiavano un ragazzo portatore di handicap e lo filmavano col telefonino per mettere la prodezza in rete; stessa maggioranza silenziosa che osservava senza muovere un dito per fermare questo orrore.

    Nel caso di Jonathan (useremo di proposito il nome-insulto che ha contribuito ad ucciderlo) c'erano delle attenuanti a favore dei maiali che lo hanno ucciso. Intanto era filippino; poi, oltre che filippino, era persino bravo (forse il più bravo della classe) e, cosa intollerabile, era educato. Tanto educato da prendere 10 in condotta. Infine, era gentile. Gentile come sanno essere gentili i tanti filippini che vivono in Italia di lavori umili, sempre col sorriso sulle labbra, sempre pronti a dare una mano. Tanto gentile, troppo, forse, per la cultura dominante in tanti italiani brava ggente. Una gentilezza ai limiti del "femmineo". Insomma, uno così non poteva che essere un frocio.

    I vostri figlioli, gli assassini attivi di Jonathan, ci hanno messo un anno e mezzo per completare l'opera. Gli altri vostri figlioli, la maggioranza silenziosa, è stata silenziosa per 18 mesi, senza vedere, senza sentire, senza parlare. Come le tre scimmiette; anzi, meglio come 25 maiali. Che discorsi hanno sentito, in casa vostra? Cosa avete regalato loro, per Natale? un libro, o l'ultimo modello di telefonino? Dove li avete portati in vacanza, ad Ibiza o a visitare il campo di Birkenau? Avete mai raccontato loro cosa sia la cultura "fascista" che domina in questo paese di merda, fatto di ammirazione per il furbo, di derisione per il debole o presunto tale, di bullismo, di teppismo, di nonnismo? Avete mai conosciuto la fame, quella vera? Vi siete mai chiesti come e chi avete allevato in casa? Gente che ha come riferimento culturale "Il Grande Fratello".

    Che miseria di ragazzi, che miseria di genitori... So che ve ne farete una ragione. Il filippino (perchè immagino che se mai in casa vostra se n'è parlato, se n'è parlato come del filippino o come di Jonathan) non era normale. Era depresso, e del perchè fosse eventualmente depresso, o solo emarginato e disperato, scommetto che a voi non è fregato mai un cazzo. Lo avete mai invitato a casa vostra? Lo avete mai visto? Ci avete mai parlato? Rispondeteci, per piacere, perchè vorremmo proprio capire in quale cloaca di paese samo finiti.

    Vedo che oggi la "Brava Preside" dice che sì, il problema era noto, che però La Scuola aveva parlato coi responsabili, e da allora il problema era finito. No, Signora Preside, il problema non era evidentemente finito, era stato solo nascosto sotto il tappeto. La sua scuola passa per una delle più prestigiose (sic!) di Torino. Non oso immaginare come siano fatte le altre. Però ieri sera, a "Primo Piano", o lei, o una sua sosia, hanno spiegato che MAI era emerso nulla, eppure la scuola è monitorata da quattro sapienti psicologi che hanno il compito di capire, di prevenire, di curare.

    Questo Paese, Signora Preside, è alla bancarotta morale e culturale, e lo è anche perchè Lei vive la sua vita professionale a contatto con migliaia di poveracci e di indifferenti, e non se ne accorge. Questo paese non verrà mai fuori dall'abisso culturale nel quale è precipitato. E' anche colpa sua, è anche colpa nostra.

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  6. Non è dura pepe, è quello che penso e temo anch'io, non solo in riferimento a quella classe, in quel fatto in particolare ma al rischio forte di fare una nuova generazione di persone violente, irresponsabili, grette, meschine.
    Il problema non è il cellulare, è volere e saper abusare (anche del cellulare), sopraffare, prevaricare, non capire le regole, il rispetto, la gentilezza, la grazia.
    Crescere bruti fra i bruti, fare del gruppo la propria forza, forti coi deboli e deboli coi forti e non viceversa. Ecc. ecc.
    Ed è una grande fatica educare, per gli insegnati ma anche, ed ancor prima, per i genitori.

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  7. "Jonathan" ha fatto quello che almeno 3 o 4 miei studenti, ogni tanto, vorrebbero fare. E così in ogni scuola di ogni provincia. cioè: ogni giorno ci sono 300-400 studenti che vorrebbero suicidarsi. Io faccio il possibile perché ciò non accada, ogni giorno. Il fatto è che la scuola è un mastodonte burocratico e i servizi sociali non hanno personale. Gli psicologi non hanno bacchette magiche e i genitori non capiscono i loro figlioli e chiedono aiuto, talvolta, al mastodonte e a chi non c'è. E' dura in trincea.

    gugl

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  8. caro Stefano ho copincollato il mio bannerino d'auguri pasquali qui e lì, ma siccome questa su questa piattaforma non so come si faccia a inserire immagini nei commenti, ti farò gli auguri via mail
    Ciao

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  9. va bene! Agli ordini!

    tanti auguri anche a te.
    (domani faccio il post adatto)
    ciao

    gugl

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  10. Per completezza del quadro di difficoltà completo il mio precedente commento sui rischi di mala educazione delle nuove generazioni.
    Non solo ci sono quei rischi a cui accennavo ma l'educazione deve saper contemperare la repressione delle condotte sbagliate con l'esigenza di non esagerare con critiche, sanzioni e divieti. Il rischio opposto è appunto spegnere entusiamo, sicurezza di sè, fiducia nel futuro, nelle proprie capacità e prospettive, negli altri, nella vita. Cioè spegnere il loro essere giovani.

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