giovedì 22 marzo 2007

Luciano Cecchinel

Scrive Andrea Zanzotto a proposito di Lungo la traccia (Einaudi 2005):
"In questo itinerario Cecchinel cerca di captare presenze trascorse lungo una linea di famiglia di emigrati in America attraverso un’evanescente traccia che viene perseguita ai limiti della sovrapposizione nell’ansiosa ricerca dell’assoluzione da una non-colpa: una immane distanza spazio-temporale da risalire come un destino di risarcimento. In questo percorso si infiltrano molti dei leit-motiv della cultura popolare nordamericana e naturalmente, sullo sfondo, della grande letteratura. E’ da notare che le radici riccamente dialettali dell’autore, superate da un viaggio nella lingua italiana con una forte sfrangiatura inglese, danno luogo a un reale compenso di riuscita espressiva, che è del tutto particolare. Si tratta di un viaggio composito nei suoi significati ma più ancora di un pellegrinaggio vissuto “tornando” là nell’Ohio, che è il luogo di nascita della madre; singolarissimo caso di una bambina che, cresciuta in armonia col nuovo ambiente e pertanto renitente a un ritorno in Italia, finirà per restarvi, conservando però appassionatamente nascosto il caro imprinting infantile, soprattutto nella lingua, con sottintesi sensi di disagio mai venuti meno. L’autore prende le vesti di un inusitato hobo, vagabondo che simbolicamente arranca su un vecchio carro lungo le vertiginose highways, che sono le nervature della nuova America, ma a ritroso per intercettare la “Vecchia Strada Nazionale”, reale vestigio e arcaica connotazione. Qui le presenze ottimisticamente dinamiche della strada maestra di Whitman, lungo la congerie di miriadi di impronte e passaggi avvenuti, si fanno sfocati spiriti fino a una via siderale, paritetica alla più vertiginosa delle new american ways, quella dello spazio: è un sogno americano a sfondo ironico che si dilata verso l’infinito ma che nemmeno l’arrivo sulla luna da parte di un cittadino dell’Ohio può avere saziato." (in “Yale Italian Poetry”, Volumes V-VI, 2001-2002, New Haven, CT, U.S.A.).


come vento astrale

solo un po' oltre l'Ohio River
spaurita contro il vento e la neve
c'è una valle a cui ritorno
per storie sfinite e sogni
anche se entro il suo vuoto
arde nudo,
filamento incandescente,
il mio tempo oscuro
e il ciclo trema, la terra pulsa
di soffocato timore
mentre come vento astrale
un nuovo tempo ansima sulle autostrade
e i figli di coloro che furono
su aspre montagne
a far fieno, a mungere, a cagliare,
torcono la bocca in modo nuovo,
al ritmo di ossessi menestrelli
suggono guaiti di metallo
come lucenti cucchiai di miele
e danzano assorti in linea
oscillando a tempo il piede
poco o nulla sanno
dei vecchi delle terre lontane
che forse li guardano
con stupore o solo lieti
che non sappiano
di fieno e letame,
che piuttosto che gozzuti e ossuti
essere obesi sia il loro male


 
motivo country
(bevendo lambrusco nel Midwest)

qui nello stato dell'ippocastano,
del grano, del garofano
e dell'uccello cardinale,
alfine con voi tutti,
il sangue di coloro
che allora per sempre salutarono
casa, parenti e vicinale
affidando la pena a ignoti flutti,
con voi, con loro
sento il sapore del vino emiliano,
un rito amaro farsi americano
- oh, i figli non sapevano da dove... -
ma non per caso:
i vecchi altrove,
oltre i recinti delle stelle,
aspettavano in silenziose veglie
e dopo tanto vociare festoso
improvvise le tristezze dei Buckeies,
come le arie senza briglie
del Midwest - Indiana, Kentucky, Illinois
dove vendono per rito giocoso
innocente rugiada di erbe e foglie

oh, isn't O.K.?
if you like country music
you'd like Tennessee Whiskey

(e ancora lieve
laggiù, oltre la fine
lontana di una strada
dissolta in scie di neve,
luce di limpida rugiada,
voce di cantilena che va e viene)

oh, isn't O.K. ?
let's go for it, babe!
that's right for an american boy,
mama born in U.S.A.


suite appalachiana

tracce qui, impronte ovunque
e su di te, luna migrante,
sulla tua polvere alta e spenta
il piede dell'Ohio
e andare, andare nonsaidove,
in chemailuogo,
verso la Nuova Strada Nazionale ?

hello you, Main Street of America!
l'aquila d'argento sopra di te,
detrito di vertiginoso sogno
per un improbabile, sottile
ammiccare notturno,
per la sola speranza del ritorno

e cosi impronte strane
ti trascini smarrita luna
sopra cumuli di colline
e praterie accatastate
come pelli di bufalo
fino alle balzanti catene
e oltre, fino alle morenti
e deliranti sequoie

eppure sei la luna
che ha illuminato la via oscura
di acciaierie e miniere
da dove allora
per la mano invisibile
degos e degos e sei stata
fondo giallo di whiskey
allo strascicato guaito d'acciaio,
pallido orlo d'acquavite
al lamento oscillante del violino

luna ebbra, luna vagante,
scorrono ancora le tue trecce
come di salice lucente
in mezzo alle colline,
restano le tue lacrime furtive
lungo sperdute tracce
accecate da erbe come crine,
quasi blu, quasi vive
come il tuo pascolo tremante
di impronte fuggitive


Luciano Cecchinel è nato a Revine-Lago (TV), ove risiede, nel 1947; si è laureato in lettere moderne presso l'Università di Padova ed ha insegnato materie letterarie nella scuola media. Dopo un'esperienza in campo amministrativo locale, ha partecipato all’attività di gruppi operanti ai fini dell'organizzazione di base del territorio nella prospettiva della salvaguardia del tessuto socioeconomico e culturale. Si è impegnato, in particolare, nella costituzione di cooperative nel settore agricolo.
Debutta nel 1988 con poesie in dialetto veneto Al tràgol jért (riedito nel 1999 presso Scheiwiller con postfazione di Andrea Zanzotto), cui sono seguiti Senċ (1990) e Sanjut de stran (1998). Prevalentemente in lingua le raccolte Lungo la traccia (Einaudi 2005) e Perché ancora / Pourquoi encore (Istituto per la Storia della Resistenza di Vittorio Veneto, 2005) con traduzione di Martin Rueff. E’ stato inserito in alcune importanti antologie di poesia italiana contemporanea.

1 commento:

  1. ci sono un paesaggio di pianura e il canto attutito dalla neve. E ci sono le rime che fanno cadere la neve (lieve che viene) e fanno nuova la strada: la rinnova la rugiada, regina delle albe. E ci sono un "qui" da cui il poeta quarda, e un "laggiù", che si perde e in cui egli si specchia.

    ciao rita

    RispondiElimina