martedì 27 febbraio 2007

Il frutto che domina

Ho conosciuto Antonio Facchin alla fine degli anni novanta, a casa sua, una casa colonica nella campagna maserina, con pavoni e oche, dove invitava gli amici a leggere poesia o a chiacchierare di libri e di cibo. Ricordo anche una bella festa con gli Hare Krishna. Antonio Facchin è editore, e lo è stato negli anni ottanta, pubblicando per esempio Preparativi per la villeggiatura di Remo Pagnanelli e dirigendo "L'ozio letterario".
Scrive Geno Pampaloni, nella prefazione de Il frutto che domina (Amadeus 1986):
"Non per caso il primo verso di questa raccolta («dolci colli maserìni») e l'ultimo («di consumarsi - dolcemente») sono sotto il segno della dolcezza. Tutto il libro, notevole libro, che si segnala come un radunamento poetico autentico, tanto più intenso quanto più discreto, si pone sotto il segno della dolcezza. Ma la «dolcezza» di Facchin non si nega all'onesto coraggio dell'oltranza, al brivido degli assoluti. C'è in lui una vera crepuscolarità assunta come un giuramento di vita («con questo ricordo, oramai, si può anche morire»); e c'è, insieme, l'esperienza contemporanea dell'analogia come strumento della conoscenza poetica della vita («il sole è l'opera metafisica-dell'aria»...). Nel suo tono dimesso, quasi al limite del silenzio, sussurrato in solitudine, questa poesia suggerisce baluginamenti metafisici («anima riflessa sulla propria distanza»), accomuna («il vegetato rigore della mente») a una estenuata dedizione alla vita, «sostanza che non sosta». Mi permetto di chiedere agli amici un po' di attenzione per questa poesia che, nei suoi limiti, tocca l'essenziale. Cos'è infatti la poesia, oggi, se non «un esempio di verità che tende a un'incognita»?"


*

Il mio soffitto è il cielo in estate,
quando il luogo si fonde con l'ocra
delle pesche, con il blu intenso degli
ulivi sotto la tempesta.



Piccola resistente parabola

Mi chiamo parola. Piccola resistente parabola
della terra e del sole.
Numero e silenzio, luogo e candore.
Filosofia del corpo, della gola e dell'udito.
Anima riflessa sulla propria distanza.



*

Il senso di questa musica è altrove.
Filo non nato. Cerchio che
si limita a sviluppare il senso,
l'autocontrollo delle cose, delle misure.



*

Era l'ansia del pane,
il fuoco che mi premeva la gola.
Mi accingevo al frutto come un prete,
come si tocca un'ostrica mantenendola
sul palmo della mano.



*

Ti prego di levarmi la vita da quest'altra vita
che ti porgo.
Devi distruggermi anche il respiro dalla sua
inconfondibile radice.
Poi tienimi e scavami l'udito, come fa la natura
con le sue bestie!


*

Il sogno più vivo,
le mani che operano il
senso del risvolto, della
tumefazione.
Ma torneremo dunque
a bagnarci la gola,
a disseppellire il tragico
senso delle fine.

13 commenti:

  1. proponi sempre belle cose, Stefano

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  2. hai ragione, sempre che tu abbia un'idea maschilista della questione. Per esempio, se tu leggi Giovanna Frene (che è stata pubblicata proprio da Facchin) ti verrebbe da dire che la sua è poesia maschile, sempre seguendo il medesimo principio ossia quello che individua logica e ragione nella poesia al maschile e, purezza dello sguardo, in quella femminile.
    Chissà se è vero e chissà che cosa ne pensano le donne che passano di qui.

    vediamo se ci aiutano a districare il nodo. :)

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  3. Specialmente l'ultima mi fa tremare i polsi.
    Mio Stefanone, complimenti!
    Gianfry

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  4. Gianfry, non chiamarmi "stefanone" che poi le mie studentesse perdono le speranze :-)

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  5. ...Ops. Davoli mi prende sempre in giro perché chiamo un po' tutti alla Fellini, con il diminutivo! Adesso tu mi interdici la strada opposta! Ahimé, come fare, dal momento che non riesco a chiamare la gente col vero nome?
    Un salut...one, Stefano.
    Gianfry

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  6. Mi spiace dirlo, ma Antonio Facchin, oltre che poeta, è stato anche un truffatore. Alla fine degli anni novanta ha raggirato diversi poeti, promettendo pubblicazioni mai avvenute, tenendosi i cospiqui anticipi.
    Io sto ancora spettando la restituzione di due milioni di lire, e nella mia stessa condizione sono altri tre poeti di mia conoscenza.
    A volte i poeti sono poco poetici nella vita reale.
    Quindi attenti se Facchin vi promette una pubblicazione!

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  7. LA ricerca della Frene però è di uno speculativo che comprende l'esperienza fisica e sensuale come via essenziale per il recupero del senso. Non mi sentirei quindi di dire la sua poesia "maschile" solo, appunto, per essere una scrittura di prevalente carattere speculativo. Ma poi, ha davvero importanza il genere in poesia? :)
    CiaoCiao
    Simone

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  8. interessante questo blog, vado a linkarti.
    ciao

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  9. Caro Angelo, la questione che sollevi la conosco. E' vera e triste. Anche per Facchin che ha persono tutti gli amici scrittori.

    Simone, anch'io credo che il genere non sia decisivo, eppure è un segno, fra i tanti, che caratterizzano la singolarità.
    Ho vulutamente enfatizzarlo per sentire una campana differente.

    Gianfranco(ne), tu comunque sei sempre il benvenuto, così come lo è Alessandro, che conosco attraverso il blog di Alivento (che saluto).

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  10. Per quel che mi riguarda Facchin era un autorucolo provinciale e presuntuoso. Adesso so che era anche un truffatore.
    So invece che andava casa per casa a fare recital. Sembra di essere in un film di don Camillo.

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  11. necessita di verificare:)

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  12. Alessandra Paganardi9/12/09 19:10

    Facchin è stato il mio primo primissimo editore. E' vero che ho dovuto mettergli più o meno il coltello alla gola per farmi pubblicare il libro, ed è vero che poi se ne è dimenticato, promettendomi di distribuire le copie e limitandosi a fornirmene un numero molto minore. Vero anche che mi ha estorto qualche decina di migliaia di allora lire per una rivista mai uscita, Ozio letterario (dal titolo poco originale in realtà). Vero è che e ro giovane ed inesperta, e che quel libro non era un gran che. Ma a quel libro e a quell'esperienza, per quanto modeste, devo il coraggio di essermi presentata a tante persone che poi sono diventate importanti per me e per la mia ricerca. Quindi non tutti mali vengono per nuocere, neppure Facchin. E anche a Giovanna Frene, nominata prima, Facchin ha portato fortuna. Per quanto riguarda i versi sono bellissimi, ma conoscendo il personaggio dubito, simpaticamente, che siano davvero suoi...anche perchè credo che la poesia vera nasca anche da un certo senso etico, dal quale il Nostro è ben lontano...

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