mercoledì 31 gennaio 2007

Gastone Monari


Pur che tutti ridano uscì per le edizioni Feltrinelli nel 1973. Scriveva Aldo Tagliaferri nella prefazione:

"L'esistenza (come concretezza e complessità irriducibili cui la letteratura può solo asintotticamente approssimarsi) e la rivoluzione marxista (come unica autentica ragion d'essere per l'arte) costituiscono per la nuovissima poesia italiana due riferimenti necessari, esterni e, tuttavia, costitutivi. Da questa reale contraddizione ci sembra discendere l'opportunità di proporre una presentazione critica di un poeta come Monari con almeno qualche significativo cenno agli obbligatori rinvii: il tragico individuale, e la sua collocazione nella prospettiva politico-culturale. [...]
Gastone Monari si è ucciso a 27 anni, nel 1969. Attento lettore di alcuni dei poeti novissimi (in particolare di Nanni Balestrini, del quale si può in parte considerare un discepolo), ammiratore di alcuni musicisti contemporanei (Cage, Chiari, Bortolotto, Donatoni) e compositore musicale egli stesso, ha respirato a fondo l'atmosfera dell'estrema avanguardia, con tutte le sue contraddizioni e lacerazioni.
Non sembra tuttavia che il suo suicidio possa essere interpretato a partire dalla pur drammatica problematica di arte e rivoluzione. Il segreto di quell'estrema scelta giace senza dubbio infondo a quell'analisi psicoanalitica che aveva intrapresa per chiarificare e arricchire la sua personalità. Non è ovviamente questa la sede opportuna per avanzare una interpretazione clinicamente attendibile. Tuttavia riteniamo che qualche elemento di essa, che ci appare più evidente, possa utilizzarsi per la comprensione di certe ricorrenze sintagmatiche presenti nelle composizioni che stiamo presentando, le uniche che egli abbia lasciato con autorizzazione alla pubblicazione, insieme a pochi altri scritti e a alcune lettere.
Il morboso attaccamento alla madre (due anni dopo la morte della quale egli si uccise) risaliva in Monari a una vera e propria identificazione con la figura di lei; e a questa identificazione è fin troppo facile addebitare quell'omosessualità che fu per lui origine di angoscia. Di questa identificazione, e del presagio di suicidio, sono reperibili nelle sue lettere diverse testimonianze. Poco prima della morte della madre egli scriveva: "Perché se non ci sarà più mia madre, quale sono ora certo non ci sarò più anch'io." E, poco dopo: "Questa morte, questa morte mi è preziosa, l'ho interiorizzata." [...]
La raccolta, che si articola in 11 parti, per lo più segue rigorosamente un metodo combinatorio abbastanza vario e complesso, che certamente trae lo spunto da Come si agisce di Balestrini. Molte invenzioni grafiche e combinatorie sono tuttavia nuove e inedite, e altre si rifanno alle più lontane lezioni di Apollinaire, o del Surrealismo. Il metodo è abbastanza noto. Si tratta di partire da uno o più contesti più o meno referenziali, propri o altrui (la loro scelta costituendo un residuo di intervento soggettivo dell'autore), di frantumarli in sintagmi o serie di brevi gruppi di parole, e di costruire poi con questi frammenti o del tutto casualmente (con ricorso al cervello elettronico, per esempio, come nella poesia di Balestrini, o all' I-Ching, come spesso nella poesia di Monari) o seguendo qualche norma o suggerimento del gusto, un nuovo contesto. [...]"




FALLOFORIA 4.2


fuma la comparsa da nuda olivastra in frammenti ro-
sseggienti mangia in piedi del tabacco coi capelli

vortica se beve gli altri rifiutano il co-
ntatto con qualsiasi oggetto restano immobili per un tempo
più o meno lungo qui la dottoressa ne accende una
al paziente e cosi volute di farfalle dalle labbra
a punti verdognole dalla velina sulla punta olivas-
tra volute brune sfuggite alle labbra argentato ai
margini vortica mostrandosi olivastro prima che br-
uno ma prima ancora rosso umido quindi verdognolo
subito e nuovamente bruno come ballerino dalla cen-
ere si avvicina ai pazienti che mangiano sotto la
continua caduta delle farfalle rosse e bevono pure
oh se al bambino giallo di pipì e di pelle olivast-
ro la dottoressa umida e rossa per quel giallo acc-
omunàtasi alle violacee farfalle coi capelli al ba-
mbino prescrivesse una dieta così dimagrisce quel
brunetto prima il bambino e la dottoressa stanno a-
nche per un'ora senza parlare senza muoversi non è
un personaggio minore questo paziente così bambino
che col bambino giallo di pipì violaceo per lo sfo-

rzo inghiotte anche la cenere pur che tutti ridano







SOLUZIONE


o la fiamma o la tiara del papa con la croce che poggia sull
a bocca vicina alla rientranza dove c'è l'ano e che quindi è
la vagina rovesciata con i piedi della figura che toccano l'
altra faccia crociata col mento diviso in due e la bocca anc
ora più grande è una testa con la barba l'altro piede è nasc
osto dalla testa della bambola gli occhi tondi la bocca da b
ambino con la collana e col pendaglio senza breccia dà un se
nso di terrore perché è mostruosamente infantile e c'è un'os
cenità dolorosa buono e cattivo uniti nei contorni setolosi
cioè alla linea è sovrapposta una grata di peli di ferro com
e nei disegni che da bambini non abbiamo mai fatto

6 commenti:

  1. ringrazio Antonio Curcetti per avermi fatto conoscere questo poeta.

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  2. Uno si chiede: perché così pochi commenti? E si risponde: Monari è un Cage anacronistico, fuori tempo e quindi non "accompagnato" dalla furia del momento. Ma per questo geniale e assolutamente potente, perché (anche) desolatamente solo.

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  3. la solitudine c'è anche qui, in effetti. anch'io mi chiedevo perché è passato via come ancqua fresca, proprio qui che di solito ci si sofferma e s'interrogano i testi. Testi che mi sembrano di degni di rilievi critici. mah!

    intanto grazie per il tuo appunto.

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  4. Rilancio su facebook il post, vediamo se ora, dopo sei anni, qualcuno nota la forza di questa poesia

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  5. Grazie di aver dato voce a questo 'essere poeta', così drammaticamente avanti sul suo tempo!

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