martedì 24 ottobre 2006

Il moto apparente del sole




Giardino Freudiano
Conversazione con l'autore
Presentazione del libro
Il moto apparente del sole. Storia dell'infelicità
di Flavio Ermini

Sabato 28 Ottobre 2006 ore 15.30
- Casa di Cristallo - Via Altinate 114/A Padova
Partecipano:
- Stefano Guglielmin, poeta
- Ivana Cenci, responsabile del laboratorio "Artèmis Letture"
- Martina Pittarello, attrice
Coordina:
- Patrizia Lupi, psicoanalista


Su "L'Immaginazione", n. 223, luglio 2006 è uscita questa mia recensione:

Fare della scrittura saggistica un pensiero che sia canto, una superficie dove, nell’apparenza, l’invisibile dimori; raccontare l’urgenza di mettere in tragica comunione verità e bellezza, sensibilità e conoscenza: sono questi i due cardini simultanei del moto apparente del sole, messi in scena da un paesaggio allegorico, tutto nebbie e crepe, che ha tuttavia nell’«antro» salvifico il suo inizio e la sua meta. «Antro» infatti è sia l’età delle archai «dove niente si distingue» ma tutto è possibile e sia l’approdo salutare, quella Wildniss annunciata da Hölderlin, che «non è selva, ma radura che attende il primo passo dell’uomo» votatosi all’ascolto dell’origine. Su questa struttura ontologica, Ermini costruisce una complessa fenomenologia, un «catalogo» di voci, la cui funzione mira a portare alla massima potenza la poetica dell’Inizio, di cui gli editoriali degli ultimi dieci anni di “Anterem” sono stati splendidi bijou (ora raccolti con il titolo Antiterra per le edizioni Joker): si tratta di un progetto che dà vita ad una scrittura giocata nel lasco tra silenzio e voce, caos e ordine, naturale e culturale, in un procedere, appunto, che asseconda «il movimento dell’origine, sorvegliandone la gestazione e il travaglio, ripetendolo».
In tal senso, anche la storia dell’infelicità è solo apparente: non ha infatti progresso o senescenza questo stato di privazione, che invece ci pervade dall’istante successivo all’inizio, da quando, abbandonato l’antro, la storia è cominciata, inaugurando il nostro esilio, quella «continua mutilazione» che è l’esistere nel suo passare generazionale. Secondo l'autore, quest’erranza, giocata nella finitudine del mondo, è tuttavia necessaria affinché la «percezione di sé diventi percezione del mondo e puro pronunciarsi del canto». Ciò significa che non si dà poesia, se non nel dialogo con la propria radice nascosta, la quale mette in prossimità della parola autentica l’enigma del venire alla luce tanto del singolo uomo quanto della comunità. Così facendo, continua Ermini, la parola guarisce, ossia riacquista la facoltà di creare «il mutevole orizzonte del mondo», come fecero, per primi, i «Nomothetes».
La chiamata in causa dei ‘legislatori’, di queste figure giuridiche (e storiche) dell’antica Grecia, qui trasformate, sulla scorta di una lettura audace del Cratilo platonico, in presenze mitologiche, ci consente di toccare il punto più delicato dell’intero libro erminiano, che riguarda la pluralità dei modi in cui l’essere viene fatto circolare di pagina in pagina, in una ridda sinonimica assai problematica: se infatti talvolta si rinvia all’«essere abbandonato» di J.L. Nancy, dove la presenza viene al mondo «ogni volta una», senza residui metafisici, talaltra emerge la nozione heideggeriana dell’es gibt, di quel darsi-ritraendosi del «dire originario» al quale corrispondere nel silenzio dell’ascolto; in altri passaggi, ancora, la metafora mitica del chaos, quale differire continuo che tiene aperto il possibile, assomiglia alla différance di Derrida, mentre gli stessi archetipi che abitano «l’antro», vengono a costituirsi quali essenze immutabili, principi primi estranei a Kronos e semmai figli di Kairos, con ciò avvicinando, questo e altri passi del libro, all’esoterismo occidentale, dove la liberazione dalle catene del transeunte passa per l’ascesi, il sapere iniziatico e la fondazione «di una nuova terra» dove luce ed opera mettano in comunione i mortali.
Malgrado questi sfasamenti metafisici – facili ad insinuarsi in un libro che fermenta e cresce dall’interno, incurante del principio di non contraddizione e che vuole invece far fecondare gli opposti (con enfasi esoterica, appunto, ma anche con l’entusiasmo di un fanciullo) – la lettura del Moto apparente del sole è assai avvincente, ricchissima di narrazione sapienziale e di carica immaginifica, oltre che d’impegno civile, nella misura in cui il presente, dove regnano «solitudine» e «decomposizione», trova nella poesia il suo canto funebre, ma anche la forza per un nuovo inizio.

13 commenti:

  1. A mo' di markettone, mi rendo conto, un po' ingiustificato volevo solo segnalare sul sito di Fabrizio Centofanti, La Poesia e lo Spirito, l'apertura di una nuova rubrica curata dal sottoscritto, che si occuperà a cadenze irregolari di poesia e attualità: il nome della rubrica è Ultime dalla poesia ed è articolata come riflessione sulla presenza non solo letteraria della produzione in versi e del poetico ai giorni nostri.

    Il primo appuntamento è sulla scoperta di alcuni recenti inediti di poeti celebri, sull'importanza della ricerca e del ritrovamento dei legami e sulla guerra, di ieri e di oggi.

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  2. ottima iniziativa. leggerò.

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  3. gran pezzo, stefano! Per giunta su una rivista piuttosto nota.

    salut

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  4. grazie Voc. Pensavo che nessuno l'avesse letto visto il numero alto dicommenti!

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  5. Toh! C'è anche il capo! :)

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  6. No no, io l'ho letto il pezzo e mi complimento, in colpevole ritardo.

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  7. ho postato un ultimo semplice post sul precedente "fanciullino".....sorry for the delay! Poi leggerò anche questo ('mazza Stè! sei velocissimo!). Ciao, GTZ

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  8. veloce come ringo nei films di sergio leone:-)

    grazie amici, lo so che leggete ma siete timidi :-)

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  9. Io volevo postare un commento gia' ieri ma non andava il server, forse e' lo stesso motivo per cui anche gli altri non hanno scritto subito, Gugl, ti volevo chiedere se qualche televisione, magari satellitare, trasmettera' questo incontro, che tu sappia, cosi' ti vedo....

    Ciao da Fadipao.

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  10. fadipao, non è mica l'incontro Benvenuti - Monzon del 1971 a Montecarlo! :-)))

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  11. Peccato, mi avrebbe fatto piacere vederlo, allora in questi incontri non si litiga mai ? Non sono come i talk show trash della domenica, meno male....

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  12. Ovviamente ero io, Fadipao.

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  13. in questi incontri si vede l'umanità nuda di fronte all'impossibilità della risposta definitiva.

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