lunedì 4 settembre 2006

Antonella Pizzo


Catasto ed altra specie (Fara Editore 2006) organizza, nei suoi lucidi archivi, esperienze, sogni e bisogni messi in scena con masochistica intenzione o sarcasmo o tenero abbandono, nella convinzione che, il passato, soltanto la fiaba lo possa riscattare ed il futuro sia mosso dall’‹‹ingiustizia cieca››; intanto, ‹‹nel profondo / l’urlo›› macina, corrode voglia e pazienza, s’ingoia il destino. E allora non resta che il presente, ‹‹il dato della percezione›› che s’innerva nelle mani, negli occhi e infine nella pagina, in queste poesie cesellate a secco, dove gli spigoli vivi del sensibile sbriciolano al calore di un sentire profondamente umano, vissuto sul filo del ‹‹precipizio››, ma per niente rassegnato ad ‹‹una morte lenta / quasi indolente››.
Entro una cornice impiegatizia, di per sé tranquilla, in cui – in apparenza e capovolgendo l’occasione montaliana – torna il calcolo dei dadi, e ognuno sa chi va e chi resta, l’autrice sperimenta il comico e il tragico della vita, sino a smascherare le strategie di sopravvivenza degli umani, a perdonarle, con intima pietas [...]

Il registro è leggero, come se la ferita fosse pudicamente velata dallo stile e spettasse al lettore di cercarne altri indizi, che l’autrice dissemina qui e là, quasi per caso. E lo fa sul piano semantico [...], ma soprattutto sfruttando soluzioni formali: si va dalla metafora dal forte valore simbolico (‹‹lui era un albero abbattuto / ed io i suoi rami››), al procedere per opposizioni (‹‹il nero sgorga dai tombini›› oscurando ‹‹gigli e gelsomini››, risarcibile però da ‹‹una filastrocca›› celeste), all’uso insistito di verbi dalla carica espressionistica (le ‹‹chiacchiere m’assalgono / [...] / trucidano idee ancora in boccio / [...] / soffocano germogli / stritolano radici››), al lapsus [...]

A differenza del precedente libro (A forza fui precipizio, Lietocolle 2005), governato da un’urgenza tutta privata, oltre che dall’‹‹idea della fine e della parola ultima›› (come scrive nella prefazione Anna Toscano), in Catasto e altre specie il respiro s’è fatto collettivo, sgorgando nella mediazione dello stile e del pensiero, leopardianamente pessimistico eppure capace di infondere speranza, di lasciare spazio all’immaginazione.



Sognammo nel '90 o giù di lì

II sogno era di un campo coltivato a girasoli
quadro di Van Gogh o distesa gialla e nera
ma si piantarono a dimora carciofi e fave
broccoli e cavolfiori, e niente fiori
alla fine s'alluparono le fave e furono fusti alti
e bocche strette, e non ci fu il raccolto
ma lo stesso grandinarono uova sode
e pane e lo stesso risero per quella sputacchiera
con preghiera di centrare:
in cartella grigia a memoria futura
circolare n. 3 del dopoguerra.



O l'attesa

Ora sono seduta e aspetto che venga
la voce a parlarmi
a suggerirmi la soluzione
dell'enigma lo scioglimento
difficile se non si trova un capo
ma posso usare le mie parole
e contorcerle a piacimento.


E gli addii

È un parlare vano quando aprire la bocca
parole e invece mi escono i misteri
dolorosi che recito una tantum

oggi abbiamo festeggiato non so bene cosa
ma qualcosa si è fatto visto che si sono sentiti
voli di tappi al soffitto e sfrigolio d'ossa mascellari,
l'uvetta non mi piace tanto - dico -
preferisco i canditi
oppure la cioccolata calda con la panna sopra
mi piacciono molte cose dolci, croissant compreso
ma gli zuccheri mi provocano stanchezza
festeggiare gli addii la nausea.

16 commenti:

  1. Antonella Pizzo vive e lavora a Ragusa. Scrive ottimamente anche in dialetto siciliano (vedi "Strati" uscito nel 2004 presso le edizioni CDB di Ragusa).

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  2. "O l'attesa" è molto bella!
    Saluti.

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  3. voce che ammiro. luminosa e sanguigna. con quella tragica, contundente ironia... ciao, Antonella.

    i.

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  4. dopo le poesie operaie ecco le poesie degli impiegati, e catastali per giunta :-) fra tutti gli impiegati quelli catastali sono i più denigrati, in certi film e anche in televisione sono frequenti le battute del tipo "sembri un impiegato del catasto" per significare pochezza. grazie per l'inserimento Stefano e per tutto. un saluto caro a 135 e a i. a.


    ps. "a 135 e a i. a."
    sembra un codice segreto! :-))

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  5. E la granita di caffè con panna dove la metti Anto? è meglio della cioccolata, può persino il miracolo di riconciliarti col mondo intero dopo aver avuto a che fare con qualche (casi rari ormai vero?) pessimo impiegato del catasto.
    Per i complimenti sull'autrice e l'opera sua mi associo ad Ilaria, ha espresso tutti i pregi in sintesi efficace.
    Ciao Golf!

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  6. Antonella, l'impiegato catastale solitamente ha dei colleghi. Pensa alla solitudine del povero impiegato singolo di una ditta individuale...
    Vabbè, firmo per intero così almeno fa un po' meno codice segreto ;)
    nicola

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  7. avevo lasciato un commento ma ora non lo trovo più, dicevo ad ali che dovevamo discutere un po' sulla granita di caffè con panna. dimmi ali, per caso sei siciliana come me? se lo sei(se vuoi) puoi leggerti "strati" che si può scaricare qui

    http://www.lulu.com/content/416443

    nella speranza che questa volta il blog non si mangi il commento ringrazio fabrizio per la visitina. e mi complimento con nicola per la bella poesia dell'impiegato che ho letto sul suo blog. ciao a tutti antonella

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  8. adulatori in vista che non elargiscono nemmeno una riga di commento! ragazzi, tenetevi alla larga!

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  9. ho messo il contatore visite. nelle ultime 24 ore ce ne sono state più di 100. numero commenti 3: ha ragione l'anonimo.

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  10. ehehe, io il libro ce l'ho a casa ;)

    salut

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  11. già questo è consolante :-) a.

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  12. Stè, forse che "O l'attesa" è un'ottima sensibile illustrazione dell'esistenza del "canale poetico"? Ma..... :-). Giò

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  13. ottimo suggerimento. la poesia è rispondere al dire originario. quando torciamo le parole, il piacimento minaccia quel canale cosmico.

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  14. a piacimento è inteso nel senso di un'assoluta libertà di contorcimento. ciao a.

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  15. forse il libro avresti dovuto mandarlo anche a me, come tua prefattrice, Anto. e curatrice di opera collettiva.Uhmmm, non per farti un appunto...
    (erminia)

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  16. quale mia prefatrice e curatrice di un'opera collettiva avrei dovuto mandartelo, quindi appunta appunta senza timore, direi che hai ragione, così pubblicamente mi scuso per la mia mancanza. mandami, per favore, il tuo indirizzo in pvt antoniapizzochiocciolapuntoit che te lo spedisco più che volentieri :-) antonella

    ps. a voc non l'ho mandato io.

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