martedì 22 agosto 2006

Mario Benedetti


Visto che poco sotto si nominava Scarto minimo, dal n.4 del dicembre 1988 riprendo questo bellissimo testo di Mario Benedetti.


Finché Nadine è qui nei suoi occhi ci sono altri alberi, poi ritornano nei boschi e un'altra vita non basta a guardarli. Ma non c'erano cose nella sua contentezza. Io invece sono arrivato al cortile. Le donne morte ritornano con il catino dell'acqua. Le guardo ed è la forza di rispondere: muoio adesso anch'io, com'è possibile in ogni momento per chi è assolutamente indifeso. Un ragazzo che urla dai ve­tri agli amici ma non si ode nulla. Parlano degli anni trenta come contassero gli anni e non per ve­derci come saremmo potuti essere. Il caffelatte è una cosa nella tazza ma io non ho niente da scoprire. Vorrei che fosse possibile dire: finché il senso non viene restiamo qui, finché non verrà più, tra quello che sappiamo, a noi non accadrà più nulla. A volte vorresti... / Io non so dove tutti gli uomini / ridono insieme / qui costruisco qualcosa dove tutti / posso­no / finire dopo tanto di esistere / ... Oggi abbiamo mangiato poco. Dove vuoi che ti por­ti la notte? Guardo la finestra, la sua luce. A volte l'allontano in tante immagini, a volte resto di fron­te. Sento che potrei essere qualcos'altro. Posso dire: luce, piangi tu per me. E vedo la luce piangere. Posso farlo. Nessuno dice di no, nessun altro è qui.

Non gli uomini o non questi, non questo
dell'uomo.
O come fosse la vita
eternamente.
Ma è la vita
oscura.
Il viso,
quando mi guardi e sai
che non saremo più,
piccolo e castano nella sua paura.

3 commenti:

  1. e dire che non volevi neanche aprire un blog! :)

    ciao Nadine, è un secolo che non ti si vede. tutto bene?

    RispondiElimina
  2. ciao belle, voilà la poesia.

    RispondiElimina
  3. bene direi, per ora non mi posso lamentare, si tratta di vedere quanto dura ;)

    RispondiElimina