domenica 27 agosto 2006

arte e vita


‹‹"È compito (magari superstite) / della poesia contestare strangolare calpestare" (R. Roversi)

"Terzo: / hai il diritto di parlare liberamente / finché non sarai abbastanza stupido / da provarci davvero" (The Clash)

[...] ciò che più caratterizza il selvaggio rispetto alla letteratura è proprio il rapporto instaurato tra quest'ultima e la vita. Un rapporto che la critica non si è ancora preoccupata di stu­diare trattandolo con sufficienza. Infatti, mentre per la "let­teratura-istituzione", come la chiama A. Guglielmi, questa strada critica coincide al massimo con il biografismo — non ci può essere rapporto arte/vita con individui che passano la vita a scrivere o che vivono in funzione della scrittura —, per la lette­ratura antagonista questo rapporto diventa fondamentale, è il vero nutrimento dell'opera. Che del resto ci sia insofferenza o atteggiamenti da "non capisco" su questo tema è facilmente di­mostrabile. I pochi non selvaggi che hanno agitato il problema non sono stati presi molto sul serio. Penso a Balzen, Penna, Roversi, Zavattini, Pasolini, Majorino. Pochi riconoscono ad esempio che questa frase di Balzen ("Un tizio vive e fa bei versi. Ma se un tizio non vive per fare bei ver­si, come sono brutti i versi del tizio che non vive per fare bei versi".) non è uno scioglilingua, ma un concetto che sottende una scelta, di vita, di stile, di scrittura, e sovverte canoni e rego­le interpretative. Questo perché la società letteraria è così lontana dalla vita, snobisticamente lontana, da guardarla con sufficienza dall'alto per paura di sporcarsi di terra, di fango...››
Claudio Galuzzi (1957-1998) in abiti-lavoro, quaderni stagionali di letteratura operaia, 1986, n.10, p.627

5 commenti:

  1. oggi, stefano, se partiamo con l'assimilare la società letteraria alla società tout court (e non mi sembra un'eresia, soprattutto se per società letteraria s'intende quella "istituzionale"), è anbche vero il sovvertimento della frase finale che pressappoco potrebbe diventare: la società non vuole sporcarsi le mani con chi vive la poesia.

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  2. si sono d'accordo. credo li separi i concetti di "utile" e di "funzione del linguaggio". forse la loro relazione è perduta per sempre dalla fine della società cortese (che pure era una piccola parte della società medioevale)

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  3. ... mentre un poco di terra e fango non fa male, anzi. sempre per stare alla frase finale

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  4. (ehm, ero matteo fantuzzi)

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  5. terra, fango e badile, la schiena piegata, ogni tanto :-)

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